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Regina Coeli, morto 32enne

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Oggi udienza preliminare per Stefano Cucchi, deceduto nello stesso penitenziario nel 2009

carlotta mariani
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Una altro ragazzo morto in cella. È successo a Simone La Penna, 32 anni, viterbese, deceduto nel carcere Regina Coeli. Si parla di “arresto cardiaco provocato da squilibrio elettrolitico” ma sono state avviate le indagini. Simone è il secondo detenuto che non esce vivo dal penitenziario romano. Il primo era stato Stefano Cucchi. Al momento sei persone, tra medici e infermieri dell'ospedale Pertini (lo stesso dove era stato ricoverato Cucchi) e dell'infermeria del Regina Coeli, sono indagate con l'accusa di omicidio colposo. Il pm Eugenio Albamonte è prudente: sottolinea che queste sono solo le indagini preliminari. Gli inquirenti dicono che il giovane non ha subito percosse come si vedevano, invece, sul corpo di Stefano Cucchi. La morte sarebbe dovuta a disattenzioni da parte di chi doveva garantirne lo stato di salute. È avvenuta il 26 novembre 2009, poco più di un mese dopo Cucchi. Simone aveva sofferto in passato di anoressia. Dopo l'arresto per detenzione di stupefacenti nel gennaio 2009 è stato richiuso nella casa circondariale di Viterbo dove ha ricominciato a stare male. Ha perso 30 chili in poche settimane. Gli avvocati del 32enne avevano più volte chiesto ai giudici l'assegnazione dei domiciliari o il trasferimento in una struttura adeguata. Il pm Albomonte si chiede perché i medici non hanno segnalato le gravi condizioni di salute del detenuto. Su Facebook esistono gruppi che ricordanodel giovane. 'Simone La Penna: lasciato morire a 32 annu perché detenuto!' ha 2783 membri. Viene citato anche nel gruppo 'La giustizia diventa ingiustizia', dedicato alle "vittime della violenza inaudita che le forze dell'ordine continuano a perpetrare nei confronti di persone emarginate o con piccoli precedenti penali", come si legge nella presentazione. Stefano Cucchi – I pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy hanno chiesto due anni di reclusione per Claudio Marchiandi, direttore dell'ufficio dei detenuti e del trattamento del Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria (Prap) e il rinvio giudizio per 12 persone, tre agenti della polizia penitenziaria e per nove tra medici e infermieri dell'ospedale Pertini, durante l'udienza preliminare sulla morte del geometra 31enne. Marchiandi è accusato di falso e abuso d'ufficio in concorso con la dottoressa Rosita Caponetti. Per la procura, è stato il funzionario a ricoverare Cucchi in una struttura non adatta alle patologie manifestate dopo il pestaggio subito da tre agenti mentre si trovava nelle celle del Regina Coeli. L'obiettivo era allontanare il ragazzo “da sguardi indiscreti”. All'ospedale Pertini, il giovane è stato poi abbandonato al suo destino da tutto il personale medico. "Il lavoro fatto dai pubblici ministeri noi lo apprezziamo, certo è che ribadiamo e presenteremo alla prima udienza del processo la richiesta affinché venga effettuata una perizia definitiva per accertare le cause della morte di Stefano". Così il padre, Giovanni Cucchi, presente all'udienza insieme alla moglie e alla figlia Ilaria. “Ci sono elementi determinanti chiari che a nostro parere indicano quello che è successo: nella consulenza tecnica del pm non si legano i fatti l'uno all'altro” ha aggiunto commentando la requisitoria fatta oggi. "Ci sono stati tentavi di depistaggio delle indagini che hanno complicato la vicenda” ha sottolineato Maria Francesca Loy chiedendo il procedimento per rivelazione del segreto d'ufficio. “Tanti hanno accusato i carabinieri di aver picchiato Cucchi ma non sono stati trovati riscontri a questo dato". La Loy fa poi l'esempio di “uno dei verbali relativi a un sopralluogo alle celle con un testimone chiave che inchioda gli agenti penitenziari” che è anche “finito a conoscenza della stampa benché secretato”.

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