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Tensione tra Prestigiacomo e Tremonti in Cdm

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I due avrebbero discusso per i fondi al ministero dell'Ambiente. Ma il titolare di via XX settembre smentisce

Eleonora Crisafulli
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Tensione in Cdm tra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e quello dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. Secondo la ricostruzione fornita da alcuni presenti, fra i due ci sarebbe stata una "animata discussione" per i tagli al dicastero dell'Ambiente e in particolare per il mancato trasferimento delle risorse già approvate dal Cipe per la difesa del suolo. La Prestigiacomo avrebbe chiesto al titolare di via XX settembre la ragione del ritardo. Tremonti avrebbe risposto: "Te lo spiego dopo, fuori". E il ministro dell'Ambiente: "Non siamo scolaretti né stupidi, se hai qualcosa da dire la dici qui e non in separata sede, lo dici davanti a tutti". Tremonti avrebbe risposto fornendo delle spiegazioni "approssimative" secondo l'interlocutrice, che avrebbe quindi reagito con un "non dire cretinate". Al culmine della tensione Tremonti avrebbe preteso le scuse o, in caso contrario, chiesto le dimissioni della Prestigiacomo. A quel punto Berlusconi sarebbe intervenuto per far tornare la calma. E calma c'è stata almeno fino al termine del consiglio dei ministri. Botta e risposta - Il clima si è nuovamente surriscaldato quando la Prestigiacomo ha appreso il commento pubblico di Tremonti. Lui: "Oggi mi sono arrivate le scuse anche dalla Prestigiacomo. Mi sono commosso". E lei: "Ah sì? Ha commentato fuori dal Consiglio? Ha detto proprio che oggi ha incassato le scuse della Prestigiacomo ed è commosso? Bene, allora commento anche io: pensavo che fossero bolle di rabbia...". La nota - Poi, a mettere la parola fine al battibecco, arriva una nota del ministero dell'Economia in cui si sottolinea che dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, non c'è stata "nessuna richiesta di fondi". Inoltre "le ricostruzioni riportate dalle agenzie di stampa su di una discussione avvenuta oggi in Cdm non corrispondono a verità". E sui fondi: "Nessun ritardo, nessun blocco da parte del Cipe che tra l'altro dipende da Palazzo Chigi. Considerando inoltre che la delibera Cipe risale al 6 dicembre 2009, se c'è stato un ritardo, una omissione, è stato da parte del Ministero dell'Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare. A riprova di quanto sopra, ad oggi non risulta ancora pervenuta nessuna richiesta di utilizzo dei fondi alla sede competente".

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