Fini getta la maschera: "Silvio deve cadere"
Berlusconi furibondo: "Non mi dimetto, il Fli mi voti contro in aula" di Gianluca Roselli
"Se Berlusconi non accetta, allora sono guai…". Enzo Raisi lascia la convention di Generazione Italia a Bastia Umbra, alle porte di Perugia, con animo battagliero. Come del resto quasi tutti i fedelissimi di Gianfranco Fini. Dopo tanto tergiversare, infatti, lo strappo di Gianfry è arrivato. Davanti al suo popolo il presidente della Camera ha spiegato che "una vera svolta e una discontinuità passa necessariamente da una crisi di governo e dalle dimissioni di Silvio Berlusconi" e da "un altro esecutivo guidato dal Cavaliere con nuovo programma e diversa agenda politica". Altrimenti "Urso, Buonfiglio, Ronchi e Menia non rimarranno al governo un minuto di più". Il tutto, bisogna ammetterlo, è stato preparato bene, con tempi teatrali perfetti: prima del discorso di Fini, il ministro Ronchi (in lacrime) e i tre sottosegretari sul palco, in una scena di grande pathos, hanno rimesso il loro mandato di governo nelle mani del presidente della Camera. Il più difficile da convincere, raccontano, è stato Ronchi: ci è riuscito Bocchino, ieri sera, in un faccia a faccia durato più di mezz'ora. Lo strappo di Fini era nell'aria fin da sabato e questa mattina veniva confermato dagli interventi sul palco di Fabio Granata e Carmelo Briguglio. "Mi chiedo che cosa continuiamo a fare in questo governo che ha ormai perso ogni credibilità e la stima di tutti, dalla Chiesa alla Confindustria. Berlusconi ormai non ci rappresenta più: Gianfranco, carpe diem, cogli l'attimo", è stato l'invito esplicito di Briguglio. Mentre Granata ha chiesto le immediate dimissioni del ministro Bondi per il disastro del crollo a Pompei. Poi tocca a Fini che, con un lungo discorso, in parte simile a quello pronunciato due mesi fa a Mirabello, fa l'elenco di tutto ciò che non va nell'azione di governo. Cita anche "le poche cose buone realizzate", ma in pochi lo applaudono: la platea è totalmente antiberlusconiana e si infiamma solo quando il presidente della Camera si scaglia contro il Cavaliere. "L'Italia non è il Paese dei balocchi descritto da Berlusconi, il suo governo del fare a volte sembra il governo del fare finta che le cose vanno bene. Così non si può andare avanti, il Paese ha bisogno di una svolta che vada oltre il compitino dei cinque punti del patto di legislatura", afferma Fini. Che mette in cima all'agenda "cambiare questa vergognosa legge elettorale". Il colpo d'ala, però, secondo lui deve essere lo stesso Berlusconi a compierlo, dimettendosi e dando vita a un nuovo esecutivo, con un altro programma e allargato all'Udc. "Altrimenti i nostri ministri escono da questo governo", sostiene il presidente della Camera. E poi lancia al premier un ultimo avvertimento: "Noi non stacchiamo la spina, ma se Berlusconi va avanti così, la spina gliela staccheranno gli italiani. Spero non scelga di tirare a campare per non tirare le cuoia". A fine intervento, e soprattutto dopo aver letto sulle agenzie la risposta negativa di Berlusconi, a Bastia Umbra si respira già un clima da elezioni anticipate. La mossa di Fini, però, assicurano i suoi fedelissimi, "non è una provocazione per farsi rispondere no e aprire la crisi, ma è una proposta basata su fondati contenuti politici". Il presidente della Camera, raccontano, si è sentito con Pier Ferdinando Casini, che gli avrebbe dato l'ok. E anche la Lega non avrebbe chiuso la porta. Lo stesso Fini, del resto, nel suo intervento, pur attaccando il Carroccio, lo ha fortemente rassicurato sull'approvazione dei decreti attuativi del federalismo fiscale. "Al Carroccio interessa il federalismo e noi glielo approviamo. Tutto il resto sono chiacchiere. Bossi deve pensare alla sua base e al suo movimento, di certo non si impiccherà per restare fedele a Berlusconi", sussurra un deputato futurista. A sorpresa c'è anche Umberto Croppi, assessore alla Cultura di Alemanno. "Casini ci sta e Bossi ci sta pensando", conferma. Ma Filippo Rossi ribalta il ragionamento. "Anche se Berlusconi volesse accettare, sarà costretto a dire no per colpa della Lega. E a quel punto si apre la crisi", osserva l'ideologo di Fare Futuro. Già, perché ormai sembra chiaro a tutti che l'appoggio esterno sarà l'anticamera della crisi. "Se Berlusconi decide di andare avanti con questo governo, allora avremo mani libere su tutto e in Parlamento si ballerà come sul Titanic", assicura Luca Bellotti. Il presidente della Camera aveva però messo in conto la risposta negativa del Cavaliere. "Reagirà malissimo, con i suoi falchi a soffiare sul fuoco", confida nel pomeriggio ai suoi, "ma poi, ragionando a mente fredda, si accorgerà che un Berlusconi-bis potrebbe convenirgli: si assicura la nostra fedeltà e allarga a Casini. Il timone lo terrebbe sempre lui. Meglio così che un altro governo con una maggioranza diversa e un diverso premier". Ma qualche futurista è perplesso. C'è chi spera che Berlusconi accetti (le colombe) e chi, invece, avrebbe preferito andare subito all'appoggio esterno e l'apertura della crisi. "Che bisogno c'era di questa proposta?", si chiede un falco, "mi sembra solo un modo per allungare l'agonia. Era meglio staccare la spina subito e in modo definitivo. Un nuovo governo era già dietro l'angolo". Con una maggioranza diversa e, soprattutto, senza Berlusconi. Dall'inviato a Perugia Gianluca Roselli Le frasi chiave del discorso di Fini - "Non siamo contro ma oltre il Pdl e Berlusconi"."Pdl a rimorchio della peggior cultura della Lega". "E' stato un errore fondare il Pdl con Berlusconi". "Nessun rancore personale, solo desiderio di cambiare pagina". "Personaggi pubblici siano esempio di rigore e decoro". "Meglio giornali non condivisibili che tg velinari". "Fli determinante per le sorti del governo e ancor di più per l'avvenire della nostra patria".