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Il Cav: "Fini venga in Parlamento e voti la sfiducia"

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Il Pdl fa quadrato con il premier di Salvatore Dama e Marco Gorra

Michela Ravalico
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Prima gli rovina la colazione, poi pure il pranzo. Sapeva, Silvio Berlusconi, che lo attendeva una domenica di passione. Ma un uno-due così no, è troppo pure per lui. Pazienza finita: "Se le cose stanno come dice lui", legge l'intervista di Gianfranco Fini al Die Welt e schiuma rabbia, il Cavaliere, "allora ogni mediazione è inutile. Lasciamolo perdere. Non possiamo trattare con questa gente". E' mattina e Berlusconi ha già capito che non è giornata. La strategia diplomatica imposta da Gianni Letta al premier va a farsi friggere: Silvio apre all'alleato e quello che fa? Fini va a dire al quotidiano tedesco che è pronto a rottamare il premier e a prendere il suo posto, strizzando l'occhio alla sinistra. Finito? Macchè, il presidente della Camera manda di traverso anche il pranzo del premier. Mentre ad Arcore ci si siede a tavola, da Perugia arriva l'ultimatum finiano: dimettiti o ritiro la delegazione ministeriale di Futuro e Libertà. Silvio? Basta diplomazia, adesso è guerra totale: "Io non mi dimetto, ritiri pure i suoi dal governo". Berlusconi si pente di aver dato retta alle colombe ("Ogni volta che trattiamo, quello lì ci frega: è tempo sprecato"), ora linea dura. Per Silvio la convention di Futuro e Libertà è stata la fiera della irritualità: un presidente della Camera che fa il capo partito, che chiede le dimissioni del premier in una manifestazione politica, e nessuno interviene, si sfoga il Cavaliere guardando al Quirinale. Ma col piffero che se lo fila, Berlusconi: "Fini deve venire in Parlamento e votare la sfiducia al governo", commenta il Cavaliere con i suoi, "vediamo se ha il coraggio di assumersi le responsabilità delle sue scelte davanti agli italiani che lo hanno votato". Intanto il premier tratta l'ingresso in maggioranza dell'Udc per sostituire i finiani. di Salvatore Dama Nella domenica in cui i ruoli si invertono ed è Gianfranco Fini a chiedere a Silvio Berlusconi di dimettersi, il PdL fa quadrato. A cominciare dal Cavaliere. "Se Fini vuole la crisi venga in Aula a votare la sfiducia", si sfoga a caldo il capo del governo coi suoi. Nonostante il discorso di Fini sia stato più duro di quanto preventivato, il capo del governo e i suoi collaboratori non lo considerano come una dichiarazione di guerra. Nemmeno il ritiro della delegazione finiana dal governo sarebbe vissuto come apertura delle ostilità. Se crisi deve essere, si ragiona a Palazzo Grazioli, è in Parlamento che dovrà accadere. Questa la premessa, la linea del partitone è: respingere al mittente le richieste del presidente della Camera. Se c'è qualcuno che si deve dimettere, quello è l'inquilino di Montecitorio, non certo quello di Palazzo Chigi. Il solco dell'ufficialità lo traccia il portavoce del PdL, Daniele Capezzone: "Le dimissioni che sarebbero necessarie sono quelle di chi, come Gianfranco Fini, usa la terza carica dello Stato per condurre una battaglia di fazione e contraria alla volontà popolare". Linea ribadita dai maggiorenti azzurri Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto: "Il discorso pronunciato oggi da Fini", accusano il ministro dei Beni culturali ed il capogruppo del PdL alla Camera, "getta alle ortiche con una spregiudicatezza imbarazzante un impegno comune di quasi vent'anni, liquida una parte cospicua del patrimonio della destra italiana, tenta di distruggere alcuni punti fondamentali dell'impianto riformista del governo e risponde con la richiesta di una crisi al buio alla prospettiva positiva indicata dal presidente Berlusconi. In questo modo fini si e' assunto una responsabilita' gravissima di fronte al paese e di fronte agli elettori di centro destra". Sposta l'attenzione sul Parlamento anche il ministro della Difesa e coordinatore del PdL Ignazio La Russa: "Quello che si dice a Perugia o quello che si risponde da Roma non è decisivo", spiega, "ma lo è quello che succede alla Camera e al Senato. Lì capiremo chi sostiene il governo" Ribadisce il concetto il ministro delle Infrastrutture ed ex colonnello di An Altero Matteoli: "Il premier non ha alcuna intenzione di aprire una crisi al buio che avrebbe risvolti davvero drammatici per il Paese. Berlusconi non si dimetta e vada avanti". Nel ragionamento del ministro, c'è spazio per un'altra considerazione: "Nel discorso di Fini - aggiunge Matteoli- colpisce molto che egli abbia quasi parlato anche a nome dell'Udc, come se Casini gli avesse dato una delega". Più diretto il leader della Destra Francesco Storace: "A Perugia Fini chiede le dimissioni di Berlusconi, offre le dimissioni dei suoi ministri e sottosegretari. Dimentica le sue". "Fini dia l'esempio e si dimetta", taglia corto l'europarlamentare del PdL Licia Ronzulli. di Marco Gorra

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