Caso Ruby, Maroni alla Camera: "Affidamento regolare"
Il Ministro in Parlamento: "La ragazza fu segnalata a Berlusconi come parente di Mubarak. Lei aveva il numero della Minetti"
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha riferito - ieri al Senato e in mattinata alla Camera - riguardo la vicenda di Ruby, la neo 18enne marocchina che, secondo una prima ricostruzione dei fatti, era stata liberata dalla Questura (dove era stata portata per un furto da oltre 3mila euro) grazie ad una telefonata del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo Maroni, la procedura di affidamento, come già riferito dal procuratore capo di Milano Edmondo Liberati, è stata eseguita rispettando "il regolamento e la regolare prassi". Il Ministro ha aperto il suo intervento affermando: "Nella circostanza che mi accingo a illustrare la polizia di Stato ha ancora una volta confermato doti di professionalità ed equilibrio ed applicato con assoluta correttezza tutte le procedure previste". Il Ministro ha quindi proseguito l'informativa: "Il Presidente chiedeva informazioni al capo di gabinetto della Questura di Milano in merito all'accompagnamento presso la questura di una minore di origine nordafricana che gli sarebbe stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak". In seguito "giunse in Questura la consigliera regionale lombarda Nicole Minetti che informava di conoscere la giovane". Ruby acconsentì ad uscire con la Minetti in quanto "affermava di conoscerla e di avere il suo numero di telefono". Ruby e la Minetti lasciarono la Questura di Milano alle ore 2 della notte tra il 27 e il 28 maggio. Nella procedura, ha proseguito Maroni, "non ci fu alcuna frettolosità o superficialità". "Il 30 ottobre - ha insistito Maroni - ho ascoltato il capo di gabinetto e il funzionario di turno in quella notte come persone informate sui fatti". In seguito è stata raccolta anche la testimonianza di Vincenzo Indolfi, questore di Milano in quei giorni. Maroni ha concluso il suo intervento affermando che l'autorità giudiziaria conferma questa ricostruzione. Pertanto, ha assicurato, su questa vicenda "non ci saranno altre indagini". Dopo l'intervento di Roberto Maroni a Palazzo Madama, hanno preso la parola, tra gli altri, i capigruppo Maurizio Gasparri, del Popolo della Libertà; Anna Finocchiaro, del Partito democratico; e Federico Bricolo, della Lega Nord. La presidente dei senatori del Partito democratico Anna Finocchiaro ha acccusato il Premier dicendo: "Berlusconi si conferma inadeguato a essere il presidente del Consiglio di un grande Paese democratico e molti di voi sono consapevoli di questo", come ad esempio "quel pezzo di maggioranza che si raccoglie intorno al presidente Fini". Rivolgendosi a Maroni, inoltre, la Finocchiaro ha affermato: "Lei ha precisato che funzionari e agenti quella famosa notte si sono comportati in modo rigoroso. Noi ne siamo convinti e il gruppo del Pd manifesta rispetto e solidarietà al personale della Questura di Milano. Ma quello che non torna non è questo. Quella sera non fu rispettato il lavoro degli agenti, che invece - ha attaccato - fu condito di menzogne da parte del presidente del Consiglio e di un soggetto delegato che non poteva essere delegato perchè era il suo capo scorta".