Cerca
Cerca
+

Vittorio Feltri sospeso per tre mesi dall'Ordine dei Giornalisti

default_image

Pena dimezzata contro il direttore de "Il Giornale", il Consiglio spaccato a metà. Lui: "Non mi aspettavo niente di meglio". Berlusconi: "E' ingiusto"

domenico d'alessandro
  • a
  • a
  • a

Vittorio Feltri è stato sospeso per tre mesi dall'Ordine dei Giornalisti Nazionale, che ha dunque dimezzato la sentenza precedentemente emessa dal Consiglio della Regione Lombardia. Il direttore de "Il Giornale" è stato punito per il suo presunto "scoop" sul caso Boffo, che nel settembre 2009 portò alle dimissioni dell'ex direttore di "Avvenire". Il quotidiano di Via Negri aveva pubblicato, un documento poi rivelatosi falso, su una sua presunta schedatura per omosessualità del responsabile del giornale cattolico. Feltri, che oggi ricopre il ruolo di direttore editoriale del quotidiano milanese, si sarebbe difeso in Consiglio richiamando le responsabilità del suo vice Alessandro Sallusti e dell'autore dell'articolo di cronaca Gabriele Villa. Ma è stato ugualmente considerato responsabile come direttore e come autore dell'editoriale pubblicato in prima pagina sotto il titolo 'Il supermoralista condannato per molestie'. Le votazioni - La fazione del Consiglio che ha sostenuto le ragioni di Feltri ha chiesto di commutare in una semplice censura la sospensione di sei mesi irrogata dall'Ordine lombardo. Bocciata con il voto quella, è stata avanzata una nuova proposta per ridurre la pena a due soli mesi. Al secondo voto negativo, è stata messa ai voti l'ipotesi di un dimezzamento della sanzione a tre mesi: il Consiglio si è spaccato, con 66 favorevoli alla riduzione e 66 contrari ed ha quindi prevalso la tesi più favorevole all'imputato. La reazione di Feltri - Il giornalista all'Ansa ha commentato: "Non mi aspettavo niente di meglio. D'altronde si era visto subito che la maggioranza era ostile, così come peraltro accaduto a Milano. Avevo fatto la rettifica sul caso Boffo come previsto dalla legge, cos'altro dovevo fare? - si chiede ironicamente Feltri - Quando le cose le facciamo noi è dossieraggio, se le fa 'Repubblica' va tutto bene. Qualche giorno fa Giuseppe D'Avanzo (penna di punta del quotidiano diretto da Ezio Mauro, ndr) ha fatto il nome di Ruby quando era ancora minorenne, esiste la Carta di Treviso eppure non è successo niente. E' una condanna alla disoccupazione - aggiunge - anche se solo per poco. D'altronde l'Ordine c'è e fa quello che vuole, bisogna assoggettarsi". Il direttore editoriale de "Il Giornale" smentisce anche le voci di incomprensioni con Alessandro Sallusti, direttore responsabile del quotidiano. "Sono tutte sciocchezze, totalmente inventate - dice Feltri - non c'è neanche uno spunto per una cosa del genere, neanche una discussione. Queste voci mi hanno lasciato interdetto". Paolo Berlusconi: "Sentenza ingiusta" - "Ancora una volta si cerca di colpire una delle poche voci libere e autorevoli del paese, con sanzioni che non vengono sistematicamente applicate per casi analoghi, a volte addirittura più gravi, relativi ad altri giornalisti e mezzi di informazione. L'editore conferma la totale fiducia a Vittorio Feltri, certo che lo stop forzato non intralcerà il percorso comune, iniziato già da più di un anno, a sostegno e rilancio della testata 'Il Giornale'". Lo ha dichiarato Paolo Berlusconi, editore del quotidiano di cui Feltri è direttore editoriale. Prima della sentenza - In un'intervista al "Fatto Quotidiano", il direttore de "Il Giornale" aveva dichiarato: "Di solito con i quotidiani mi succede questo. Mi stanco. Ebbene, qui non lo ero ancora. Ma… sono molto deluso, amareggiato. Se mi dovesse arrivare una condanna avrei l'impulso irrefrenabile di cambiare subito". Sul caso Boffo, il direttore editoriale del quotidiano fondato da Indro Montanelli ha rivelato: "Mi portò la notizia Sallusti. Dicendo che arrivava da un prelato importante. Non ho mai avuto motivo di dubitarne. Dissi a Gabriele Villa (inviato de "Il Giornale", ndr): 'Mi raccomando, controllate se è vero'. Tornarono alle 17.30, i due dicendomi: 'Controllata'". Dopo la verifica che non vi erano riferimenti all'omosessualità di Boffo nella sentenza, Feltri prosegue, "non mi sono scusato, non sono andato con il cappello in mano. Ho ammesso che i riferimenti omosessuali nella sentenza non c'erano. Era un errore".

Dai blog