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Ratzinger ai medici: "No all'eutanasia e all'aborto"

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Il Pontefice critica il "consumismo farmacologico: milioni di persone non possono curarsi"

Andrea Tempestini
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Benedetto XVI è tornato su due temi etici di fondamentale importanza, riaffermando la netta contrarietà della Chiesa alla distruzione degli embrioni e all'eutanasia. Per il Vaticano le tecniche relative alla "cosiddetta salute riproduttiva, che prevedono il ricorso a strumenti artificiali di procreazione e che comportano la distruzione degli embrioni" o "l'eutanasia legalizzata, feriscono" e sono in netto contrasto alla "giustizia sanitaria". Il commento di Joseph Ratzinger è arrivato giovedì mattina nel discorso di saluto ai partecipanti alla venticinquesima Conferenza internazionale per gli operatori sanitari, in apertura dei lavori del cardinale di Stato, Tarcisio Bertone. Il Santo Padre, rivolgendosi direttamente ai medici, ha scelto una platea significativa per il nuovo richiamo a quelli che giudica valori imprescindibili per la Chiesa. Per il Papa la giustizia sanitaria "deve essere tra le priorità nell'agenda dei governi e delle istituzioni internazionali", anche se, "purtroppo accanto a risultati positivi e incoraggianti, ci sono opinioni e linee di pensiero  che mi feriscono". "Il Popolo di Dio pellegrinante", ha continuato Ratzinger, "per i sentieri tortuosi della storia unisce i  suoi sforzi a quelli di tanti altri uomini e donne di buona volontà per dare un volto davvero umano ai sistemi sanitari". Il pontefice ha criticato anche il "consumismo farmacologico" e la cronica assenza di cure per milioni di persone. "Nella nostra epoca", ha concluso Ratzinger", "si assite da una parte a un'attenzione alla salute che rischia di trasformarsi in consumismo farmacologico, medico e chirurgico". Una pratica che secondo Benedetto XVI "sta diventando quasi un culto per il corpo", mentre si ignorano "le difficoltà di milioni di individui ad accedere a condizioni minime di sussistenza, indispensabili per curarsi".

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