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Parmalat: Tanzi condannato a 18 anni

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Stangata per l'ex patron accusato di bancarotta fraudolenta per il crac da 14 mld di euro. I pm avevano chiesto 20 anni

Giulio Bucchi
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L'ex patron di Parmalat Calisto Tanzi è stato condannato in primo grado a 18 anni di carcere per il crac da 14 miliardi di euro della multinazionale di Collegno. I giudici hanno deciso anche una provvisionale per risarcimento a carico di Tanzi pari a 2 milioni di euro. La sentenza, del Tribunale di Parma, è stata letta dal giudice Eleonora Fiengo. La decisione è arrivata dopo circa sei ore di camera di consiglio. Per Tanzi, accusato di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere, i pm avevano chiesto 20 anni di reclusione per essere stato autore "della più grande fabbrica di debiti del capitalismo europeo” che gettò sul lastrico circa 34mila risparmiatori. Sono stati condannati anche altri dirigenti della società. "SENTENZA TROPPO DURA" - "Non mi aspettavo una sentenza così severa", ha dichiarato Callisto Tanzi al suo legale subito dopo la lettura della sentenza. Anche il legale dell'ex patron Parmalat, Giampiero Biancolella, ha bollato la sentenza come "troppo dura". Fabio Belloni, un altro degli avvocati di Tanzi, ha aggiunto: "Sicuramente andremo in appello". GLI ALTRI IMPUTATI - Pesanti le pene anche per alcuni degli altri 16 imputati. Per Giovanni Tanzi, fratello di Calisto, 10 anni e mezzo di reclusione (l'accusa aveva chiesto 12 anni), mentre l'ex direttore finanziario Fausto Tonna è stato condannato a 14 anni (invece di 9 anni e 6 mesi). Sei anni a Luciano Siligardi, ex membro del CdA di Parmalat, 8 anni a Domenico Barili, 5 all'ex presidente di Parmalat Venezuela Giovanni Bonici, 5 anni e 4 mesi per Paolo Sciumè, 4 anni per Giuliano Panizzi, 1 anno e 6 mesi per Sergio Erede, 5 anni e 4 mesi per Mario Mutti, 5 anni e 4 mesi per Rosario Lucio Calogero e 4 anni per Davide Fratta. Quattro anni per Enrico Barachini. A tutti gli imputati viene contestato il reato di bancarotta fraudolenta. Il processo di primo grado era cominciato nel marzo 2008. Inizialmente gli imputati erano 56, ma dopo una serie di patteggiamenti il numero si era assottiliato a 17. La condanna di Tanzi segue quella di 10 anni comminata dal Tribunale di Milano, arrivata in appello per l'accusa di aggiotaggio sui titoli Parmalat. ALTRI FRONTI GIUDIZIARI - Per Tanzi, però, le vicende giudiziarie non sono affatto terminate. Se è scontato il ricorso al secondo grado nel processo per il crac Parmalat, sono tutt'ora in corso le inchieste su Parma calcio e quella sui quadri d'autore nascosti in fretta e furia prima della bancarotta del 2003 e rinvenuti nella villa dell'imprenditore parmense. Intanto, prosegue il processo Parmatour. IL CRAC PARMALAT - Il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata a lievllo europeo venne scoperto verso la fine del 2003. Le voci e le evidenze sulle difficoltà finanziarie del gruppo circolavano però dalla fine degli anni '90. Alla base della voragine miliardaria, i falsi scritti in bilancio a partire dai primi anni '90. Grazie ai conti falsificati, la multinazionale del latte riuscì a procrastinare l'emersione del dissesto finanziario, generando un'assurda spirale in cui i debiti in scadenza  venivano ripagati con altri debiti. Un metodo che ricorda quello del famigerato Bernie Madoff, autore della più colossale truffa della storia americana. La ricostruzione del pm Lucia Russo ha individuato una prima frase, che arriva fino al 1998, in cui le falsificazioni vengono definite "grossolane". In un secondo periodo (dal 1998 al 2003), secondo il pm i falsi "venivano prodotti con scientificità. L'ARRESTO DI TANZI - Il 19 dicembre del 2003 Bank of America svelò la falsità di un documento datato 6 marzo che attestava l'esistenza di posizioni in titoli e liquidità per quasi 4 miliardi di euro al 31 dicembre del 2002. Il tesoretto era di pertinenza di Bonlat, una società offshore delle Isole Cayman. Standard & Poor's declassò così i titoli del latte a "default", alias spazzatura. Il successivo 22 dicembre saltarono fuori i nomi dei primi indagati dalla procura di Milano, tra i quali lo stesso Tanzi, arrestato cinque giorni dopo. L'accusa, quella di aver creato un sistema fatto di connivenze con mondo politico, bancario e imprenditoriale il cui unico fine era truffare i risparmiatori che avevano investito in Parmalat, ignari del colossale debito che cresceva di giorno in giorno.

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