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Brunetta: anche le donne

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in pensione a 65 anni

Silvia Tironi
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Una dichiarazione destinata a far discutere. E' quella del ministro per la Funzione pubblica Renato Brunetta, che da Stresa, intervenendo al Forum della Terza Economia organizzato da The European House - Ambrosetti, ha affermato: “Occorre innalzare l'età pensionabile delle donne che attualmente dall'andare in pensione prima non hanno vantaggi ma svantaggi, perché hanno progressioni di carriere e livelli di pensione più bassi”. Una posizione, quella di Brunetta, che vuole essere a vantaggio del gentil sesso nelle sue intenzioni: “Le donne sono due volte discriminate. Sono discriminate nella carriera per l'interruzione legata alla fase riproduttiva. Sono discriminate nelle pensioni più basse legate all'aver smesso di lavorare prima”. E allora eccome come sta agendo il governo: “Per studiare tutti questi problemi e individuare le possibile soluzioni stiamo mettendo in piedi un gruppo di studio che valuterà costi e benefici dell'invecchiamento attivo di donne e uomini, che dovranno andare in pensione tutti alla stessa età”. Il discorso è comunque generale: “Usciamo dall'ipocrisia - ha esortato Brunetta - se affermiamo che l'invecchiamento attivo è un obiettivo di bene pubblico è necessario che tutti insieme ci applichiamo per raggiungere questo obiettivo. Si dovranno sentire la Confindustria e i sindacati, poi chi deve governare governi”. Questa la ricetta: “Recuperando alla vita lavorativa attiva la classe di età 55-65, recuperiamo il 10% dello spaventosamente basso tasso di occupazione italiano. Questo significa 2,5 milioni di posti di lavoro in più, il che vuole dire incrementare il gettito fiscale e il Pil del paese”. La reazione dei sindacati Il fronte sindacale ha immediatamente replicato. Il primo in ordine di tempo è stato il segretario della Uil, Luigi Angeletti, che ha ribadito il suo no a qualsiasi innalzamento dell'età pensionabile che non sia basato sulla volontarietà e sugli incentivi. “Su questo la penso come Berlusconi - ha detto Angeletti - non sono d'accordo sulla necessità: sono favorevole a fondare l'innalzamento sulla volontarietà, con incentivi”. Ancora più polemica la Cgil con il segretario confederale per la Funzione pubblica, Carlo Podda: “Il governo non ci provi nemmeno a mettere mano. Le donne - ha proseguito - vanno in pensione con il massimo dell'età e con il nostro sistema si va sulla base dei contributi, sono altre le sperequazioni che riguardano le donne, e comunque parliamo di sperequazioni subite, non certo di privilegi”.

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