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Belpietro e la compravendita, "scandalo solo oggi?"

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La7, il direttore di Libero: "Nel '99 durante governo D'Alema si indagò su 200 milioni di lire offerti a leghista"

domenico d'alessandro
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Puntata tesissima quella di lunedì di "Otto e mezzo", su La7. Gli ospiti di Lilli Gruber erano Concita De Gregorio, direttrice de L'Unità, e il direttore di Libero Maurizio Belpietro. L'argomento, evidentemente, era la complicata situazione politica di queste ore, con il primo scontro nelle Aule del Parlamento. Il nostro direttore ha espresso la propria opinione su questo lungo lunedì tra Senato e Camera: "Dubito che ci possa essere qualche accordo, Fini s'è ormai giocato tutto e intende arrivare alle estreme conseguenze. E' un periodo buio, mai si era visto quello che è successo in queste ore. Mai un Presidente della Camera ha fatto politica - ha affermato - convocando dei parlamentari che paiono intenzionati a votare la fiducia per convincerli a non farlo. E' stata usata una carica istituzionale per fare politica nel modo più grave che si sia mai visto". Concita De Gregorio ha poi parlato della presunta "compravendita" di deputati in vista del voto di martedì: "Stracquadanio ha detto che non è reato estinguere un mutuo. Non è reato, certo, ma fa schifo. Oggi ci sono due fascicoli aperti nella Procura, non era mai successo, per la presunta compravendita". Qui il nostro direttore ha smentito quanto ha detto la De Gregorio, raccontando un episodio che sarà spiegato nei dettagli nel numero di martedì di Libero: "Ci fu un'inchiesta simile nel 1999, quando al governo c'era D'Alema. Il Gran Giurì addirittura sentì Violante. In quell'occasione giravano 200 milioni di lire, e l'indagine coinvolgeva un leghista di nome Rizzi a cui vennero offerti questi soldi da un signore della Lega - che era passato con l'Udeur - che si chiamava Luca Bagliani". La De Gregorio, in evidente difficoltà, ha ammesso: "Non lo conoscevo questo caso, ma è un caso assolutamente minore". La direttrice del quotidiano fondato da Antonio Gramsci ha detto la sua sul "calciomercato" (Fini dixit): "E' assolutamente permesso cambiare partito se ci sono progetti, se si condivide una nuova idea. Io, come Belpietro, penso che si debba arrivare alle elezioni. Se siamo arrivati a questo punto è per la legge elettorale. I parlamentari, non essendo scelti direttamente dai cittadini, sono corruttibili, debolissimi. Questa credo sia l'origine del tumore del sistema". Tutto, dunque, ruota attorno alla legge elettorale: "L'opposizione non è riuscita a trovare accordo nemmeno sulla legge elettorale - ha affermato Belpietro - Io personalmente non sono mai riuscito a trovare una legge elettorale perfetta, ogni legge è sempre migliorabile". La conduttrice ha poi ripescato la prima pagina di Libero del 4 dicembre, quella con le foto dei "Traditori". Chiede la Gruber come definirebbe Belpietro quelli che, per questo voto di fiducia, passeranno da sinistra a destra: "Per loro si può parlare di tradimento del mandato elettorale esattamente come per gli altri. Io sono contrario a questi cambi di casacca. Evidentemente davanti al passaggio di oltre 40 parlamentari dal centrodestra al centrosinistra, qualcuno ha pensato bene di fare il contrario". Belpietro ha dunque attaccato la De Gregorio, accusandola di aver appena scritto un libro parziale in cui "mancano i cambi di casacca dalla sinistra alla destra": "Se andate a rileggervi le storie parlamentari degli ultimi 30 anni - ha affermato il direttore di Libero - troverete Rutelli, Veltroni, D'Alema, che sono in politica da 30 anni. I passaggi di casacca vanno bene se sono da centrodestra a centrosinistra, ma se sono da centrosinistra a centrodestra vi scandalizzate. Tu hai fatto un libro in cui non racconti i passaggi di casacca dei parlamentari dalla destra alla sinistra". L'ultima domanda della Gruber è su un possibile governo affidato a Letta o Tremonti, in seguito alla "fine del berlusconismo". Secondo Belpietro "non è una soluzione. Visto che gli italiani hanno capito, sono gli italiani che devono decidere chi deve guidarli, né i giornali né le segreterie dei partiti. Nessun giornale può decidere se è finita o no una stagione". Nel 2001 il The Economist scrisse che Berlusconi non doveva essere eletto, e invece sappiamo com'è andata". A questo punto, ha concluso il nostro direttore, le "elezioni anticipate sono più vicine. Vivere con una situazione politica simile, dove la questione principale è la legge elettorale - che secondo me non è il tema principale - è inimmaginabile, la soluzione migliore è dare la parola ai cittadini e andare di nuovo al voto".

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