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Berlusconi: la porta per Fini è chiusa, ma spalancata per Casini

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Incontro Napolitano-Premier: "Con Gianfranco no trattativa. Elezioni? Mai". Bossi: "Nessun veto su Udc"

Giulio Bucchi
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Dopo la fiducia accordata al governo dalla Camera (314 contro 311) e Senato (162 contro 135) arrivano le reazioni di tutto l'arco parlamentare. Il premier Silvio Berlusconi avrebbe confidato: "Lo dicevo che Fli si spaccava", alludendo al voto a proprio favore delle deputate futuriste Siliquini e Polidori. PREMIER AL QUIRINALE - Silvio Berlusconi ha concluso l'incontro al Quirinale. Nel mini vertice con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Cavaliere ha riferito sull'esito del voto di oggi. E alla luce dei risultati del voto della Camera, uno dei punti che potrebbero essere stati discussi tra Berlusconi e Napolitano potrebbe essere la possibilità di un rimpasto di governo, che a questo punto Silvio gestirebbe in prima persona senza passare attraverso nessuna crisi di governo. La fattispecie è stata successivamente confermata tra le righe dallo stesso presidente del Consiglio. BERLUSCONI, "ALLARGARE MAGGIORANZA" - Dopo l'incontro, il premier Silvio Berlusconi ha parlato in occasione della presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa. per il Cavaliere "ci sarà la possibilità di aumentare anche consistentemente i numeri della maggioranza governo. Vedremo se potremo ulteriormente rafforzare la squadra di governo, anche se è già ottima e anche se sono assolutamente soddisfatto della qualità ministri e del loro lavoro". Il presidente del Consiglio sottolinea: un "tentativo di allargamento credo che sia possibile", sia nei confronti dell'Udc, ma anche verso "altri gruppi in Parlamento come i   democristiani di sinistra che sono nel Pd". Berlusconi, ha affermato, non esclude "a priori" la possibilità di fare una crisi pilotata con preventivo accordo con l'Unione di Centro. Non chiude la porta ai centristi neppure il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, che esclude il "veto", anche se, come ha fatto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ricorda che l'Udc non ha votato il federalismo.  LEGGE ELETTORALE - Non è mancata una battuta sulla legge elettorale. Per il Cav "il premio di maggioranza non si tocca", mentre "sulle liste bloccate si può discutere". Poi Berlusconi mette sul piatto una nuova proposta: "Sarebbe meglio alzare lo sbarramento al 5 per cento". Comunque sia, per il premier non c'è "un'esigenza così forte di modificare la legge elettorale, anche perché nelle segreterie dei partiti non vedo grande voglia di privarsi del potere di scegliere chi fare eleggere. Per noi questo non è un problema, ma se fossero in tanti a porre questa questione, potremmo sicuramente trovare un accordo". "CON FINI NESSUNA TRATTATIVA" - L'attenzione si è poi spostata su Gianfranco Fini, con il quale "è chiusa ogni possibilità di trattativa, anche per il comportamente dei suoi uomini, sempre estremamente negativo nei nostri confronti". Il Cavaliere ha voluto nuovamente smentire le espulsioni dal Pdl: "Non è stato espulso nessuno". Il premier ha spiegato: "Noi abbiamo subito critiche velenose quotidiane da parte sia del Presidente della Camera, sia da briguglio per oltre un anno. Noi sopportammo tutto fino al mese di luglio, quando nel giorno 29 riunimmo l'ufficio di presidenza del partito, composto da 36 membri, e constatammo che tutte le critiche avevano provocato un abbassamento del gradimento nei confronti dell'esecutivo di sei punti percentuali". Il pubblico, ha conclsuo Berlusconi, "nn vuole vedere la squadra del cuore litigare negli spogliatoi". "ELEZIONI? NOI GOVERNO DI MAGGIORANZA" - A chi chiedeva se, ora, le elezioni siano più vicine, il Cavaliere ha risposto secco: "Noi siamo un governo di maggioranza, e in Europa esistono quattro governo di minoranza". Il sillogismo è semplice: perché non dovremmo governare? Tra gli esempi citati dal Cavaliere, anche gli Stati Uniti di Barack Obama, dove "il presidente non ha la maggioranza in una delle due Camere, esattamente come la signora Merkel in Germania. Non vedo difficoltà insuperabili, anche mantenendo questi numeri. Ma come ho detto cercheremo in tutti i modi di ampliare la maggioranza". L'unica differenza, ha sottolineato Berlusconi, è che "il governo non può fare riforme profonde che non siano condivise dall'opposizione. Deve trovare prioritariamente l'accordo con l'opposizione". Un accordo che, seppur più semplice su alcuni punti, "è certamente più difficile da trovare sulla riforma della giustizia". LA VERITA' SULL'UDC- La richiesta di Pier Ferdinando Casini non erano semplici dimissioni per poi riavere il reincarico: "Avremmo dovuto dire agli italiani 'Questo governo ha fallito. Lanciamo un appello a tutte le forze politiche per un governo di unità nazionale.' E' il testuale delle parole di Casini". Questa la rivelazione del premier, che ha aggiunto: "Non me la sono sentita di dire agli italiani, in un momento così difficile, che abbiamo fallito, che non eravamo in grado di portare avanti il governo anche perché non è vero. Ora però", questa l'importante conclusione, "esamineremo le proposte di un allargamento del governo". CASINI: "PREMIER ORA DEVE GOVERNARE" - Nella sua breve dichiarazione ai media, più che conferenza stampa, Casini ha ricordato che "per dar vita ad un governo di responsabilità più ampio abbiamo chiesto a Berlusconi di dimettersi prima o dopo il voto alla Camera".   Ma il presidente del Consiglio "ha ritenuto di non ascoltare il nostro consiglio" e "peraltro ha ottenuto la fiducia che voleva, per tre voti"   "Ora", ha proseguito il leader centrista, "ha solo il dovere di governare. Se non sarà in grado di farlo, si è lasciata aperta solo una strada: costringere irresponsabilmente il Paese alle elezioni".   "Sia chiaro", ha concluso, "che in quel caso siamo pronti a presentare agli italiani una proposta di governo alternativa al Pdl e al Pd". Un'alternativa "naturalmente, concertata con le altre personalità e forze politiche che hanno condiviso la nostra mozione". QUI LEGA, MARONI CON SILVIO - A gelare l'entusiasmo è stato però il Senatùr, Umberto Bossi, che dopo il lungo silenzio torna a parlare: "Così è un casino, bisogna andare al voto". Roberto Maroni però usa toni più concilianti: "Vinta la prova di forza, vedremo se Berlusconi riuscirà ad allargare l'alleanza ai moderati. La Lega non pone veti, ma l'Udc ha votato contro il federalismo, quindi dovrà cambiare. Così - aggiunge il ministro degli Interni - si rischia di finire come il governo Prodi". Leggi le altre reazioni.

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