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Da Montecitorio il primo no

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all'arresto di Margiotta

Dario Mazzocchi
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Ha detto no la Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio alla richiesta di arresto per il deputato del Pd Salvatore Margiotta, coinvolto nell'inchiesta che riguarda gli appalti per l'estrazione del petrolio in Basilicata, ritenendo che non vi siano gli elementi per una misura restrittiva Un voto quasi unanime, dal momento che hanno votato no quasi tutti i gruppi parlamentare ad eccezion dell'Itali dei valori. Il componente dipietrista Nello Formisano infatti non si è scostato dalla linea annunciata ieri dallo stesso Di Pietro.  Il parere della Giunta passa ora all'esame dell'Aula.. Il capogruppo Pdl Maurizio Paniz ha dichiarato: “Negli atti non sono indicati i motivi, né il pericolo di fuga né l'inquinamento delle prove. In più, nel merito non ci sono indizi a carico di Margiotta, ma questo non rientra nei compiti della Giunta”. Antonio Leone (Pdl) si spinge più in là: “Oltre alle regioni tecniche, c'è anche un fumus persecutionis, lo dimostra il fatto che la Giunta è già stata chiamata a occuparsi di un altro caso che ha coinvolto Margiotta” ha affermato facendo riferimento alla richiesta di utilizzo di intercettazioni. “Questo pm (Henry Woodcock) ci dà tanto lavoro, è un buon cliente per...”. Il capogruppo Pd Lorenzo Ria parla di quadro probatorio “molto debole” e precisa che la decisione riguarda «l'assoluta mancanza di presupposti per riconoscere una misura cautelare». In Giunta il dibattito si è anche allargato con uno scambio di battute tra Pdl, con Leone, e Pd, con Donatella Ferranti. Come riferisce Ria, “c'è chi nel Pdl ha allargato il discorso ai rapporti tra magistratura e politica, indicando in questo caso una aggressione della magistratura nei confronti del Parlamento, ma non è questa la sede”.

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