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Khodorkovsky, arriva la sentenza. Come previsto: 14 gli anni di carcere

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Lui: "Non credo in giustizia". Giudice: "Va isolato da società". Dure reazioni di Usa, Francia e Germania

Andrea Tempestini
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La condanna è arrivata. Ed è di quelle pesanti. All'ex magnate russo, Mikhail Khodorkovsky, sono stati inflitti 14 anni di carcere, in cui sono già compresi gli 8 anni già scontati dopo la prima condanna. Secondo il giudice Viktor Danilkin i crimini di Khodorkovsky richiedono "l'isolamento dalla società" e non ci sarebbero ragioni per sospendere la sentenza contro l'ex magnate di Yukos. La pena è esattamente quella che ci si attendeva: un prolungamento della pena pari a 6 anni. LE ACCUSE - Khodorkovsky e il suo socio Platon Lebedev sono stati giudicati colpevoli di furto di ingenti quantità di petrolio e di riciclaggio di 23,5 miliardi di dollari. Il verdetto di colpevolezza aveva scatenato polemiche da parte di tutta la comunità internazionale, soprattutto gli Usa, portando Mosca ad accusare Washington di "inaccettabili ingerenze". "NON CREDO NELLA GIUSTIZIA" - “Io e Lebedev siamo la dimostrazione di quanto sia inutile farsi proteggere dai funzionari del governo facendo affidamento sui tribunali e sulla giustizia”. Così Mikhail Khodorkovsky subito dopo aver saputo della condanna. “La legge di (Vladimir, ndr) Churov" è ancora valida, ma nè noi né i nostri amici dobbiamo perdere la speranza", ha concluso il fondatore della Yukos, riferendosi alla frase pronunciata dall'omonimo Presidente della Commissione elettorale ("Putin ha sempre ragione e se non ce l'ha significa che ho capito male io"). Il portavoce di Vladimir Putin ha negato ogni commento alla condanna ad altri sei anni di carcere. In precedenza la difesa del magnate russo aveva definito la condanna illegale e frutto delle pressioni del primo ministro. DURE REAZIONI -  La prima dura reazione alla sentenza è firmata dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel. “Rimane l'impressione che in questo processo abbiano svolto un ruolo motivi politici. Il che è contrario all'intenzione più volte espressa dalla Russia di seguire un percorso verso l'applicazione completa della legge”. Poi il governo degli Stati Uniti, che per bocca del portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, dice di essere "preoccupato" per le "accuse di gravi violazioni del giusto processo" Infine una bacchettata arriva da Parigi, che non reputa compresse le "libertà fondamentali" e si dice "preoccupata per lo stato di diritto". Il commento è stato affidato al ministro degli Esteri francese, che ha poi esortato le autorità russe "a considerare in pieno le preoccupazioni che questo processo ha suscitato in merito all'affermazione dei valori che formano il nostro patrimonio comune: stato di diritto, rispetto dei diritti e libertà fondamentali".

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