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Bossi non aspetta più: Federalismo deve passare

"Il sì tra 17 e il 23 gennaio". Sfiducia a Bondi pericolo per Governo? "Unico rischio è che Lega punti i piedi"

Andrea Tempestini
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La Lega Nord, con il suo leader Umberto Bossi, punta i piedi e fissa un ultimatum: tra il 17 e il 23 gennaio il federalismo "deve passare". Il Senatùr è tassativo. "SONO CONVINTO CHE PASSI" - Il ministro delle Riforme per il Federalismo ha preso la parola da Calalzo, in provincia di Belluno, la mattinata successiva alla "cena degli ossi", a cui hanno preso parte i ministri Tremonti e Calderioli. "In quel periodo c'è il problema che il federalismo deve passare l'ultimo decreto attuativo nella commissione bicamerale", ha spiegato Umberto Bossi, "quindi se non passa quella cosa lì, non possiamo portare il federalismo in Consiglio dei Ministri. Io sono convinto che passi". Quando è stato chiesto al Senatùr se ci sia un rischio per l'esecutivo sulla mozione di sfiducia sul ministro Bondi, Bossi ha risposto: "Non penso, di rischioso c'è solo che la Lega punti i piedi, e basta. Ma noi non li puntiamo", ha chiosato, "siamo amici di Berlusconi, l'importante è portare a casa il federalismo, presto". CRESCONO I DEPUTATI - Per procedere svelti nel cammino riformista, servono i numeri. E secondo Bossi quelli di Berlusconi "stanno crescendo". Quando al Senatùr è stato chiesto se per approvare il federalismo bastino dieci deputati a sostegno dell'esecutivo ha risposto: "Non lo so, ma stanno crescendo". Il leader leghista è poi tornato sulla telefonata di martedì tra il Cavaliere e il tavolo della "cena degli ossi": Bossi ha dichiarato di aver "sentito che Berlusconi ha parlato soltanto con Tremonti. "Io -ha aggiunto- gli ho fatto solo gli auguri. Cosa c'entrano gli auguri con la politica?". Silvano Moffa, l'ex futurista che dopo lo strappo con Fli nel giorno della sfiducia al governo è passato a guidare il gruppo di "responsabilità nazionale", conferma le previsioni di Bossi: "Sì, è possibile che acquisiremo altri dieci parlamentari, provenienti dalle file di Fli, Udc e anche Idv - spiega Moffa all'agenzia Agi - perché in questi partiti c'è una diffusa sofferenza e la consapevolezza sull'importanza di sostenere la legislatura e di proseguire sul terreno delle riforme". UNITA' D'ITALIA E SINDACO DI MILANO- Incalzato sui 150 anni dell'Unità d'Italia, Bossi ha risposto che il Paese è "diviso in due". Secondo il leader leghista, in Italia "c'è chi sente che è una cosa positiva e la festeggia, e ci sono altri che non la festeggiano". L'attenzione del Senatùr si è poi spostata sulle prossime elezioni comunali di Milano. Bossi ha spiegato di non aver ancora sciolto la riserva circa l'appoggio della Lega alla ricandidatura di Letizia Moratti: "Sono accordi che si fanno con Berlusconi e con la Moratti, vedremo", ha risposto ai giornalisti. Bossi ha poi spiegato che la posizione del partito verrà definita durante una riunione del consiglio federale della Lega che si terrà prossimamente a Milano. Il giudizio nei confronti del sindaco uscente rimane però tutto sommato positivo: "La Letizia mi piace. Si dà da fare, poi avrebbe bisogno attorno di gente più creativa". PONZELLINI - Bossi ha infine parlato della nomina di Massimo Ponzellini alla presidenza della Banca Popolare di Milano. "L'ho scelto io quando c'era la nomina alla Bpm", ha spiegato il leader leghista, che ha poi negato la possibilità di voler candidare lo stesso Ponzellini a sindaco di una grossa città alle prossime amministrative. "Ne avete parlato voi", ha tagliato corto il Senatùr, che lo preferisce alla guida di una banca: "E' difficile fare due o tre cose per volta".

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