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Caso Claps, secondo il perito "Elisa lottò e tentò di disarmare l'assassino"

Ecco i risultati degli esami: "Lesione da difesa attiva sulle mani. Chi la uccise le tagliò 8 ciocche di capelli"

Cristina Dei Poli
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Elisa Claps ha cercato di difendersi e a disarmare il suo assassino. E' uno dei risultati dell'autopsia effettuata sul corpo della ragazza, il cui corpo è stato trovato nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dopo 17 anni dalla sua scomparsa. La perizia, svolta dal medico legale dell'Università degli Studi di Milano al Dipartimento di Morfologia umana e Scienze biologiche Cristina Cattaneo, è stata depositata alla Procura di Salerno. Dalle ferite riportate dalle mani della ragazza emerge una "lesione da arma bianca (da difesa attiva)": si può dunque ipotizzare che la ragazza abbia provato ad "afferrare l'arma" nel tentativo di difendersi. L'ESAME DEL MEDICO LEGALE - Il perito, oltre a descrivere le ferite, ha anche riepilogato il procedimento messo in atto nell'esame: "Si è provveduto a reidratare la cute delle mani, immergendole in bagno in acqua distillata tiepida per trenta minuti. La cute pulita e ammorbidita ha consentito di verificare aree di perdita di sostanza: alla mano destra, sul versante laterale, in corrispondenza dello spazio interdigitale, fra il primo e il secondo dito, c'è una soluzione di continuo a tutto spessore del tegumento, a margini netti e regolari di forma arcuata, dislocato distalmente sulla cute integra". Sempre sulla mano destra c'è una seconda ferita: "Alla superficie palmare, in corrispondenza dell' articolazione metacarpo-falangea del terzo dito, un'altra soluzione di continuo superficiale del tegumento". Sulla mano sinistra, prosegue la Cattaneo, "in corrispondenza del versante laterale del primo raggio del primo osso metacarpale e della prima falange prossimale, perdite di sostanza cutanea nastriforme a decorso longitudinale con contestuale esposizione della superficie ossea sottostante, che risulta illesa". L'ARMA DEL DELITTO - Altro punto cruciale nell'indagine è l'arma del delitto. Secondo la dottoressa Cattaneo, "è possibile concludere unicamente per uno strumento da taglio o da punta e taglio. Anche la lesione numero due si accorda con una lesività da arma bianca . E anche questa lesione suggerisce una possibile lesione da difesa attiva. La lesione numero tre - conclude poi il perito - è da taglio o da decomposizione". LE CIOCCHE DI CAPELLI - L'assassino tagliò otto ciocche di capelli ed usò presumibilmente "una forbice", aggiunge la Cattaneo: "Questa è una stima minima, in quanto altre ciocche più irregolari potrebbero essere state tagliate, ma la degradazione e l'attività entomologica potrebbero averne camuffato l'aspetto regolare. Non sono inoltre evidenziabili residui significativi di metallo". Circa lo strumento usato per tagliare i capelli, "non è possibile stabilire quale strumento tagliente può avere tagliato le ciocche, anche se la maggiore linearità di alcuni tagli depone più a favore di una forbice che di una lama singola. È probabile - conclude - che le ciocche fossero accorpate al momento del taglio da liquame biologico ancora umido o secco".

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