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Brunetta: "Sergio ha copiato la mia rivoluzione"

Il ministro a Belpietro: "Contratto Fiat regolare e anti-assenteisti, diritti non a rischio. Battaglia Fiom ideologica"

Giulio Bucchi
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"Marchionne e la Fiat mi hanno copiato". Così, scherzando ma non troppo, il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha commentato con favore la strategia dell'azienda del Lingotto. Ospite del direttore di Libero Maurizio Belpietro a "La telefonata" su Canale 5, Brunetta è intervenuto sugli scontri tra Fiat e Fiom, definiti "puramente ideologici". Ministro, il contratto di lavoro proposto dalla Fiat, sottoscritto da Cisl e Uil e osteggiato dalla Fiom, è davvero un contratto capestro? "L'ho letto con cura. E' simile a quelli che esistono in altri settori come il tessile o i servizi, anzi quelli sono molto più pesanti. Quello che avviene a Mirafiori è uno scontro ideologico e simbolico, non di relazioni sindacali. La Fiat in cambio di massicci investimenti chiede semplicemente una flessibilità organizzativa (sabati e turni pagati come straordinari) pretendendo che in quei giorni 'speciali' non si verifichino assenteismo anomalo o scioperi". Secondo la Fiam in questo modo si aboliscono i diritti dei lavoratori. "E' una stupidaggine. Il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione e dalle leggi. Ripeto: clausole molto più impegnative sono contenute in centinaia di contratti di altri settori, sottoscritti anche dalla stessa Cgil. E poi va da sé, contratti che contravvengono i diritti sono non attuabili, un contratto contra legem decade immediatamente. Il punto è molto semplice, la Fiat propone uno scambio: flessibilità e impegno a non scioperare nelle giornate 'speciali' per un aumento dei salari". E' possibile fare una cosa simile nel pubblico impiego? "Onestamente è più difficile, perché Marchionne ha dalla sua il mercato e può dire che se non ce la fa, se ne andrà in Canada. Io non posso farlo, però l'impegno è nella stessa direzione. Abbiamo ottenuto il -35% di assenteismo: in questo, Marchionne sta copiando la rivoluzione di Brunetta e delle tante piccole imprese e delle cooperative, anche rosse, che magari i diritti li mandano a farsi friggere".

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