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Musica, è l'anno dei singoli. Ma l'elettronica sceglie il vinile

Vendite e download: spopolano iTunes e mp3, il formato album crolla (-13%). Il 12" risorge grazie ai dj: +14%

Leonardo Filomeno
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Nel 2010 la partita delle vendite la vince il vinile (che sale del 14%). L'album o lp che dir si voglia, invece, cala (del 13%), complice soprattutto quel iTunes Store che ha un feeling molto particolare con le nuove generazioni che spaziano a 360 gradi nella giungla del mainstream e si innamorano sempre più spesso di singole canzoni. E se in Italia il futuro dei supporti fisici, almeno per le nicchie, fosse proprio all'insegna del 12"? Un'ipotesi, questa, tutt'altro che fantasiosa. Per rendersene conto basta dare un'occhiata a cosa sta accadendo nel mondo dell'elettronica. Negli ultimi mesi, molte case discografiche specializzate in pop dance hanno smesso di stampare montagne di vinili. Semplicemente perché questi restano sugli scaffali a prender polvere, visto che includono tracce facilmente reperibili sul web. Anzi, alcune etichette hanno addirittura abbandonato l'idea di affidarsi a questo costosissimo supporto. "Un cimelio", faceva notare già nel 2007 Giacomo Maiolini, patron della bresciana Time. Solo cd singoli, ancora per poco, e tanti mp3. Sul citato negozione virtuale della Apple, ovvio, ma anche su Beatport, che è l'iTunes della musica in quattro quarti, il termometro delle tendenze, il portale con la Top 100 che fa decollare (o ricicla) i dj. SUCCESSO UNDERGROUND - Sul versante della dance underground, invece, si opta ancora, anzi guai a non farlo, per il supporto vinilico. Quindi, tenendo in considerazione questo glorioso quattordici per cento di rimonta, non è affatto una bestemmia pensare che sarà così ancora per tantissimo tempo. Certo, questo è da sempre un discorso più in voga all'estero e che nel Belpaese attira i veri cultori del genere, gli appasionati del bootleg, del bianco, delle super-esclusive: roba che su i citati portali non troverai mai. Quelli dell'a:rpia:r, per dirne una, un brano in digitale non lo faranno uscire nemmeno per sbaglio. Chi vuole comprare i loro dischi esce a fare due passi, cosa che non fa mai male, va dal suo negoziante di fiducia, e magari ci fa pure quattro chiacchiere, anziché stare ore e ore davanti al pc. HIT E CHICCHE - Due Italie, dunque, nel futuro, che poi sono quelle di oggi ma ancora più distanti tra loro. Quella dai gusti che mutano da un giorno all'altro, appagata dallo store di Steve Jobs o da Beatport.com, due serbatoi quasi inesauribili per iPod e semplici lettori musicali, e quella in perenne ricerca delle chicche, da ascoltare prima in cuffia nello stesso negozio, su costosissimi, folli (per qualcuno) dodici pollici. Per render meglio l'idea: veri cultori, da una parte, e semplici fruitori, dall'altra, di quella che ormai, per fortuna o forse per disgrazia, è diventata una risorsa a portata di click. 

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