Cerca
Logo
Cerca
+

Guerriglia in Tunisia, Ben Ali lascia, fugge e si rifugia in Arabia

Il presidente indice il voto e scappa. Sarkozy lo respinge, l'aereo fa tappa a Cagliari poi atterra a Gedda

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

Pomeriggio da altissima tensione in Tunisia: il presidente Ben Ali ha destituito tutto il suo governo, insieme al sindaco di Tunisi, quindi ha indetto le elezioni anticipate e proclamato lo stato d'emergenza nazionale. Si andrà a votare entro i prossimi sei mesi. Dopo questa decisione, il presidente è fuggito dal Paese: secondo una fonte tunisina, la Francia avrebbe dovuto accogliere l'aereo con a bordo Ben Ali. Sarkozy, però, ha negato l'accoglienza. Il volo dell'ex presidente è invece atterrato a Cagliari, dove la polizia ha circondato l'aereo. Secondo quanto trapelato, il mezzo sarebbe atterrato in Sardegna soltanto per fare rifornimento, e la polizia non avrebbe consentito all'ex presidente di scendere dal velivolo. Ben Ali è quindi ripartito e l'aereo lo ha portato a Gedda, in Arabia Saudita SARKOZY NON ACCOGLIE ALI  - Nicolas Sarkozy non vuole che l'ex presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali trovi rifugio in Francia dopo aver precipitosamente scappato dal Paese dopo 23 anni di ininterrotto potere. Lo ha riferito la rete via cavo  francese. Il vero cambiamento democratico in Tunisia potrà avvenire solo con il dialogo, aveva affermato in precedenza Nicolas Sarkozy, che ha riconosciuto la transizione costituzionale in atto nel paese augurandosi anche una soluzione pacifica della crisi.  PREMIER IN TV: "ASSUMO I POTERI" - Il primo ministro tunisino Mohamed Ghannouchi, ha assunto la presidenza della Repubblica ad interim: lo ha dichiarato lo stesso primo ministro annunciando la sua intenzione di rispettare la costituzione e riportare la stabilità nel paese. "Mi impegno - ha detto Ghannouchi in un messaggio televisivo - a rispettare la Costituzione e a portare avanti le riforme politiche, economiche e sociali annunciate attraverso consultazioni con tutte le parti politiche inclusi i partiti politici e la società civile". Le immagini sono state mostrate dalle tv arabe Al Jazeera e Al Arabiya, secondo cui sarebbero stati arrestati alcuni familiari (tra cui il genero) di Ben Ali. TENTATO ASSALTO AL MINISTERO DELL'INTERNO - Ghannouchi, premier uscente, ha avuto l'incarico di formare un nuovo esecutivo. Si tratta di due mosse dure ma decise, nella speranza che si concludano così gli incidenti che da giorni sono in corso nelle strade di tutto il Paese. Dopo la diffusione di queste notizie, però, i manifestanti hanno tentato di assalire il Ministero dell'Interno, ma la polizia ha respinto la folla con delle cariche. Mercoledì era stato destituito proprio il titolare di questo Dicastero. STATO D'EMERGENZA - Con la proclamazione dello stato d'emergenza nazionale, Ben Ali autorizza la polizia a sparare sulla folla (qualche giorno fa aveva invece ordinato agli agenti di non aprire il fuoco sui manifestanti). Viene così ampliato il coprifuoco che da oggi scatterà non più alle 20 ma alle 17, per concludersi in mattinata inoltrata. E' stato inoltre annunciato il divieto di assembramento quando superi le tre persone. Lo spazio aereo su Tunisi è stato chiuso e l'esercito ha preso il controllo dell'aeroporto principale del Paese. LA CONDANNA DI OBAMA - "Condanno e deploro l'uso della violenza contro pacifici cittadini che esprimono le loro opinioni in Tunisia e plaudo il coraggio e la dignità del popolo tunisino". Questo l'incipit del comunicato rilasciato dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dal sito internet della Casa Bianca. "Gli Stati Uniti e la comunità internazionale - prosegue il presidente Usa - è testimone di questa coraggiosa e determinata lotta per i diritti universali che tutti noi dobbiamo sostenere. Ricorderemo a lungo le immagini del popolo tunisino che cerca di far sentire la propria voce. Invito tutte le parti a mantenere la calma e ad evitare la violenza. Chiedo inoltre al governo tunisino di rispettare i diritti umani e di indire libere ed eque elezioni in un prossimo futuro che riflettano la reale volontà e le aspirazioni del popolo". LE VITTIME DI GIOVEDI' - Secondo fonti ospedaliere, intanto, il bilancio degli scontri di giovedì in tutto il Paese ammonterebbe a 13 vittime. Il chirurgo Fares Belhassen ha detto che nell'ospedale "Charlas Nicolle" della Capitale ci sono 10 morti e 50 feriti. Un impiegato dell'ospedale Khereddine ha invece riferito che tre persone sono morte e 6 sono rimaste ferite negli scontri con la polizia avvenuti a Kram, nel nord. Il bilancio, non ufficiale, complessivo è fermo a più di 60 vittime. L'OMBRA DI AL QAEDA - Ora scende in campo anche al-Qaeda. In un videomessaggio trasmesso via web, la cellula terroristica operante nel Maghreb islamico (Aqmi) ha espresso il suo supporto ai manifestanti che da giorni protestano contro il governo di Ben Ali. Nel video di 13 minuti, individuato da Site, servizio Usa di monitoraggio dei siti islamisti, l'algerino Abu Musab Abdul Wadud, leader di Aqmi, invita i tunisni a mandare "i vostri figli da noi per ricevere formazione all'uso delle armi e fare esperienza militare". La richiesta di Abul Wadud è poi esplicita: mobilitarsi in tutto il Paese per far cadere "il regime corrotto, criminale e tirannico" di Ben Ali, portando all'affermazione nel paese della shaaria, la legge islamica. "IL TEMPO DELL'INTIFADA" - "Sono passati 23 anni da quando il dittatore è al potere in Tunisia - prosegue il terrorista, il cui vero nome è Abdul Malik Droukedel - il criminale Ben Ali è rimasto al potere nonostante vi torturasse e nonostante la sua corruzione. Ora è venuta questa intifada di Sidi Bouzid, che è una voce che rompe il silenzio che ha coperto a lungo Tunisi e Keirouane". Il terrorista algerino definisce la rivolta tunisina "una intifada attesa da tempo» e traccia analogie con le proteste dei giorni scorsi in Algeria, ricordando però che "Ben Ali è un faraone del nostro tempo, che ha imposto al paese un regime laico con ferro e fuoco". L'emiro di al-Qaeda nel Maghreb invita quindi i tunisini "ad espandere la rivolta in tutto il Paese", in modo che possa sfociare "nel jihad". "Per questo siamo pronti ad inviarvi i nostri uomini, per insegnarvi l'uso delle armi".

Dai blog