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De Magistris (Idv) nei guai: rinvio a giudizio

Nell'inchiesta Why Not, l'eurodeputato del partito di Di Pietro avrebbe acquisito in maniera illecita dei tabulati telefonici

Andrea Tempestini
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Grane (giudiziarie) per un esponente dell'Idv. Anzi, per una delle due anime del partito "tutta legalità" di Antonio Di Pietro. La comunicazione è arrivata tramite Facebook. Il testo: "Prendo atto della richiesta di rinvio a giudizio avanzata nei miei confronti dalla Procura di Milano. La firma in calce è quella dell'eurodeputato dell'Italia dei Valori, Luigi De Magistris. Nei suoi confronti, l'accusa dei magistrati romani è quella di "abuso d'ufficio, nello specifico per aver acquisito i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza averne richiesto l'autorizzazione preventiva alla Camera" nell'ambito della cosiddetta inchiesta "Why Not". ACCERTAMENTI IRREGOLARI - L'inchiesta riguardava presunti illeciti nella gestione di fondi pubblici in Calabria, e risale ai tempi in cui De Magistris era pm a Catanzaro. Nel procedimento vennero coinvolti Romano Prodi e Clemente Mastella, ma le loro posizioni furono successivamente archiviate, poiché era stato evidenziato che dagli accertamenti compiuti dal Ros era emerso che il consulente di De Magistris, Gioacchino Genchi, aveva "elaborato i tabulati di traffico telefonico di utenze riconducibili al Senato, alla Camera, alla Presidenza del Consiglio, a Ministri, alla Direzione nazionale antimafia, a direzioni di partiti politici, ad amministratori comunali e finanche a numerazioni private di magistrati". DE MAGISTRIS: "SONO SERENO" - "Mi recherò in tribunale", ha proseguito l'eurodeputato del partito di Di Pietro, "e davanti ai giudici mi difenderò con una disposizione d'animo assolutamente serena perché sono certo della correttezza del mio operato e perché credo nella giustizia". De Magistris prosegue: "Proverò che il reato contestatomi non ha nessun fondamento di verità. Solo un magistrato suicida, infatti, avrebbe potuto pensare di acquisire i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza autorizzazione della Camera.

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