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Fiat, Camusso: "Basta al modello fabbriche-caserme"

Mirafiori, Cgil critica. Marchionne: "Svolta storica contro l'immobilismo". Fiom: "Rifare l'accordo" /LA VITTORIA DEL SI'

Giulio Bucchi
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Sull'esito del referendum di Mirafiori giunge anche l'atteso commento di Susanna Camusso, segretario della Cgil. Che ancora una volta attacca Sergio Marchionne. L'esito del voto, secondo la leader sindacale, "dimostra che non c'è la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori e quindi nega il ritorno del modello autoritario delle fabbriche-caserme. Sappiano Marchionne e Confindustria che così non si governa". La Camusso quindi insiste: "La Cgil è sempre stata d'accordo con il concetto di pluralismo sindacale. Ma il pluralismo va riconosciuto sempre ed è in contraddizione con gli accordi ad excludendum. Alla Marcegaglia, di cui ho sentito dichiarazioni strane, dico che non si può pensare che non sia un vulnus per il paese un accordo ad excludendum che impedisca di scegliere i propri rappresentanti e di associarsi liberamente". Secondo la numero uno della Cgil, infine, "il voto di Mirafiori conferma l'esigenza di definire regole di rappresentanza e democrazia per tutti. L'obiettivo è raggiungere un accordo con gli altri sindacati e  le associazioni di impresa che dovrà essere poi la base di una legge che abbia valenza erga omnes. Il risultato del voto di Mirafiori lo riconosciamo ma stiamo discutendo del valore. Riconoscere il risultato vuol dire anche riconoscere che i lavoratori hanno votato 'no'". MARCHIONNE: "SVOLTA STORICA" - "Dai lavoratori un segnale di fiducia nel loro futuro, è una svolta storica. Le critiche che ho ricevuto sono ingiuste e frustranti". Questo il primo commento di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, a poche ore dall'esito del referendum di Mirafiori, che ha visto approvato il suo piano di rilancio con il 54% dei voti. Marchionne ha celebrato "il coraggio di compiere un passo avanti contro l'immobilismo di chi parla soltanto o aspetta che le cose succedono", chiaro messaggio al fronte del 'no' sostenuto dalla Fiom e da parte del centrosinistra. La vittoria del sì al referendum: decisivo il voto dei 'colletti bianchi'. GOVERNO SODDISFATTO - "Si apre un'evoluzione nelle relazioni industriali soprattutto nelle grandi fabbriche che dovrebbe consentire un migliore uso degli impianti e effettiva crescita dei salari. Ora via agli investimenti". Questo il commento a caldo del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sul voto di Mirafiori. Il Pdl, per bocca del portavoce Daniele Capezzone, esprime soddisfazione per una vittoria che "ha un valore storico, e sarà ricordata come la marcia dei 40mila o come il referendum sulla scala mobile". Anche da Cisl e Uil arrivano chiari segnali di soddisfazione, nonostante la vittoria più risicata del previsto. "Come per tutti i veri cambiamenti la decisione è stata sofferta. Alla fine hanno vinto le ragioni del lavoro", ha commentato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. "Il sì all'accordo - ha detto - ci fa vedere con più ottimismo il futuro di Mirafiori e dell'industria automobilistica nel nostro Paese". "Nulla sarà più come prima - annuncia all'alba il segretario confederale Uil Paolo Pirani -, è una scelta importante perché garantisce un futuro a Mirafiori e all'industria in Italia". "Dopo la trattativa, dobbiamo fare in modo che gli accordi si concretizzino", aggiunge Claudio Chiarle, segretario della Fim di Torino. Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic, sottolinea il "segnale importante non solo per Mirafiori e il Piemonte ma per tutta l'economia nazionale". "Da lunedì - anticipa Eros Panicali, responsabile auto Uilm - vorremmo iniziare una nuova avventura del piano Fabbrica Italia, dopo gli accordi per Pomigliano e Mirafiori. Oggi vorrei guardare negli occhi Sergio Marchionne per vedere se è contento". Per Nanni Tosco, segretario provinciale Cisl di Torino, il voto "rappresenta una spinta al superamento della crisi" mentre Gianni Cortesi, segretario per la provincia di Torino della Uilm, elogia la "grande prova di maturità dei lavoratori di Mirafiori nonostante le pressioni e la disinformazione. "E' il primo referendum della storia che vinciamo a Mirafiori - esulta Maurizio Peverati, segretario provinciale Uil Torino -. Politicamente in fabbrica è stato un ribaltone". LA FIOM NON MOLLA - Delusione dal fronte Fiom, 'tradita' dagli impiegati e dai quadri medi del Lingotto. Il sindacato di sinistra non rinuncia ad attaccare Marchionne forte dell'ampio consenso raccolto nella catena di montaggio. "La maggioranza degli operai ha detto no. E' un atto di coraggio eccezionale e una colossale sconfitta politica e morale per Marchionne ed i suoi sostenitori - incalza il presidente del comitato centrale Giorgio Cremaschi -. C'è la forza per andare avanti e rovesciare l'accordo della vergogna". Molto cauto Pierluigi Bersani, segretario del Pd: "Il risultato va rispettato, così come quel tanto di disagio che rappresenta". Più aggressivo, invece, Nichi Vendola, leader di Sinistra e Libertà e aspirante guida del centrosinistra italiano, che parla di "vittoria più amara per Marchionne e sconfitta più gratificante per la Fiom". "La partita - annuncia - non si è chiusa ma si è riaperta, il no vince tra gli operai e il sì con i capi e i capetti". Anche Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) trova modo di esultare: "Nonostante il ricatto mafioso della Fiat, gli operai di Mirafiori hanno dato una grande lezione di dignità bocciando il dictat di Marchionne". Poi l'attacco alla Cgil di Susanna Camusso: "Pieno appoggio alla Fiom in ogni iniziativa volta ad impedire l'applicazione di questo vergognoso accordo a partire dalla partecipazione dello sciopero del 28. Cosa aspetta la Cgil a trasformarlo in uno sciopero generale?". Il responsabile dell'auto, Giorgio Airaudo spiega: "Gli operai delle linee di montaggio hanno detto di no. Di fatto sono stati decisivi gli impiegati che a Mirafiori sono in gran parte capi e struttura gerarchica". Tende la mano il segretario generale Fismic, Di Maulo: "Bisogna lavorare con pazienza e ricostruire le ragioni di largo consenso che necessita un investimento così importante".

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