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L'abbraccio di Obama a Hu Jintao manda in pensione il Vecchio Continente

Vertice tra i presidenti dei due giganti. Sul tavolo yuan e diritti umani. E l'Europa sta a guardare / G. MAGGI

Andrea Tempestini
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l presidente cinese Hu Jintao è a Washington per una visita solenne con un deferente Obama, e già questo marca la differenza con il precedente incontro alla Casa Bianca quando c'era Bush, che si rifiutò di innalzare a livello di “visita di Stato” il colloquio. Ma, si sa, quanto a difesa dei diritti umani la posizione del presidente Repubblicano era sempre stata più netta, basti pensare all'accoglienza ufficiale di cui onorò il Dalai Lama, a differenza del benvenuto ben più dimesso accordato da Barack. Si vedrà nei quattro giorni del tour Usa quanto l'amministrazione saprà richiamare la Cina a «comportarsi come un uguale, se aspira ad essere trattata come tale», ha scritto il Wall Street Journal. Negli ultimi due anni, con Obama in carica, Pechino ne ha combinate tante, l'ultimo affronto lo schiaffo del test missilistico durante la visita in Cina del ministro della Difesa Robert Gates qualche giorno fa. Ma l'elenco è lungo: le sfide navali con Usa, Indonesia e Giappone; la protezione smaccata alla Nord Corea quando ha aggredito la Sud Corea; la prepotenza verso la Norvegia per il Nobel della pace al dissidente Liu Xiaobo, ancora in galera; la censura a Google. DUE SOLE POTENZE Sarà un confronto tra una superpotenza “storica” ed una impaziente di dominare, e purtroppo l'Europa assiste relegata in terza fila, ex protagonista. Del resto, Pechino vede la UE con il cappello in mano e agisce di conseguenza: per allargare la sua influenza finanzia con le proprie riserve alle economie in difficoltà, dalla Grecia al Portogallo alla Spagna (con 43 miliardi ha ormai un quinto dei debiti di Madrid). L'America è in tutt'altra posizione verso Bruxelles. A Obama basta incassare il favore ancora alto che la sinistra europea, e non solo, gli riserva come leader sul piano personale. Ma da sempre lui e Michelle non hanno mostrato di ricambiare il feeling, anzi sono rimaste memorabili le gaffe della coppia: il neopresidente che, appena eletto, si libera del busto di Winston Churchill donato alla Casa Bianca dal governo inglese e lo rispedisce a Londra, per protesta contro il colonialismo britannico in Africa; e la First Lady che dà una pacca sulla schiena alla regina al primo loro incontro, un atto di irriverenza protocollare che non passò inosservato. E pure gli americani, popolo pratico, hanno aggiustato le loro inclinazioni e interessi nel mondo, sensibili agli scostamenti della bilancia del potere mondiale che vede l'Europa declinante. Secondo un recentissimo sondaggio della Pew Research, istituto indipendente, gli americani considerano oggi l'Asia più importante dell'Europa con uno scarto dal 47% al 37%. IL SONDAGGIO Nel 1993, la pubblica opinione Usa pensava l'opposto: il 51% vedeva il Vecchio Continente più rilevante dell'Asia, che seguiva 20 punti dietro, al 31%. I ricercatori hanno poi anche chiesto: di quale Paese siete più interessati ad avere notizie? I risultati hanno decretato l'ascesa irresistibile della realtà cinese nell'immaginario americano: il 34% del pubblico ha detto di essere molto interessato a conoscere che cosa succede in Cina, mentre ben più bassa è la percentuale di chi vuol sapere notizie dell' Europa: il 17% sulla Gran Bretagna, l'11% sull'Italia e sulla Germania, e addirittura solo il 6% sulla Francia (“Un americano a Parigi”, insomma, è preistoria). La conoscenza degli americani sulla Cina è incentrata sulla sfida economica tra i due giganti, ma tradisce anche una certa ignoranza. La maggioranza degli interpellati, infatti, ha correttamente detto nelle risposte che la Cina è il maggior detentore di debito pubblico Usa, ma ha sbagliato nell'indicare la maggiore potenza economica globale: per il 47% è la Cina, contro il 31% che ha risposto, giustamente, che sono (ancora) gli Stati Uniti. Solo nel 2008, il 41% aveva messo gli Usa in testa, davanti al 30% che aveva indicato la Cina. Sull'interscambio commerciale gli americani si confermano in generale più favorevoli ai rapporti con Canada, Giappone, Unione Europea, Brasile, Messico e India, ma sono divisi e preoccupati dei rapporti con la Cina: il 45% li vedono come una cosa buona, ma la maggioranza del 46% li giudicano male. di Glauco Maggi

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