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Sugli scandali la Cei è morbida: Così non vince nessuno

Bagnasco non bastona il Cav: "La conflittualità toglie equilibrio al Paese". Sulla magistratura: "Basta tranelli tra i poteri"

Giulio Bucchi
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"Dalla situazione presente nessuno ricaverà realmente motivo per rallegrarsi, né per ritenersi vincitore". Così il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha aperto i lavori del Consiglio permanente ad Ancona, con il suo atteso commento sul caso Ruby. Davanti al 'parlamentino' della Chiesa, monsignor Bagnasco ha criticato "il turbamento generale" e il "clima di reciproca delegittimazione". Un'atmosfera di scontro collettivo che potrebbe lasciare negli italiani "vere e proprie ferite". Un messaggio forte ed equidistante, che evita di puntare il dito contro quello che per la sinistra è l'unico, grande peccatore d'Italia, Silvio Berlusconi, ma si concentra piuttosto a portare il confronto su binari civili e moderati. Dal rappresentante della Cei arriva un invito a "fermarsi tutti in tempo, fare chiarezza in modo sollecito e pacato", e tornare a parlare di temi come "etica della vita, famiglia, solidarietà e lavoro". L'affermazione di comportamenti "radicalmente faziosi" sarebbe un vero e proprio "attentato grave alla coesione sociale". LOTTA TRA POTERI - A risentire del sexgate non è solo il premier, ma l'Italia stessa, danneggiata nell'equilibrio e nell'immagine. "Si moltiplicano - ha proseguito Bagnasco - notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci - veri o presunti - di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l'ingente mole di strumenti di indagine". Per il presidente della Cei un rimpallo tra "una situazione abnorme all'altra" che incrina l'equilibrio generale. Il porporato ha anche denunciato il modo in cui "i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni".

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