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E' ufficiale: Terzo polo vittima del tafazzismo

I verdetti della fiducia a Bondi: maggioranza più forte, finiani a nervi tesi, Udc scettico. La mozione stata è un autogol

Giulio Bucchi
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Il tafazzismo di sinistra ha contagiato anche il Terzo Polo. La mozione di sfiducia al ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi è stata bocciata e ha rafforzato ancora una volta il governo e la maggioranza. Eppure, tutti lo sapevano. Pd e Idv, che hanno avanzato la sfiducia, e soprattutto Fini, Casini e Rutelli, che a quella mozione si sono uniti strada facendo. Un tentativo di sgambetto goffo, inutile, addirittura con un effetto boomerang. L'Udc, fiutata la batosta, aveva provato a far rinviare la votazione, sperando magari in un colpo a sorpresa dello stesso Bondi (dimissioni?) che salvasse la baracca e la faccia dell'opposizione. Oppure dimenticare direttamente le critiche al ministro, in attesa di possibili alleanze col Pdl. La sinistra (Melandri in testa) ci ha messo molto del suo dando un valore politico alla sfiducia: voto contrario non solo al ministro, ma a tutto il governo. Il risultato è stato lampante. E frustrante per il Pd, come accaduto lo scorso 14 dicembre.  E, come riferito da Calearo, qualcuno potrebbe passare al Gruppo dei responsabili. I nervi sono saltati però proprio tra i finiani, quelli che all'interno del Terzo polo spingevano di più sul voto anti-Bondi. Fabio Granata e Nino Lo Presti sono addirittura venuti alle mani, sfiorando la rissa a Montecitorio, con il secondo che ha detto al primo "ti aspetto all'uscita". La spallata al governo, alla fine, si è trasformata in un autogol. Prevedibile, a giudicare da come i leader ed i capigruppo (Di Pietro e Franceschini in testa) si sono dfilati durante il dibattito in aula e le dichiarazioni di voto.

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