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Montecarlo, i magistrati graziano Fini: "Carte di Santa Lucia sono irrilevanti"

L'appartamento del Principato è di Tulliani, ma il gip fa orecchie da mercante / VIDEO: LA PROMESSA

Privitera Andrea
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"Appare del tutto irrilevante" il contenuto delle carte provenienti dal Governo Santa Lucia con riferimento alla riconducibilita' di Giancarlo Tulliani, fratello della compagna del presidente della Camera Fini, alle societa' off-shore che in tempi diversi, nel 2008, hanno acquistato l'immobile di Montecarlo che An ha ricevuto in eredita'. E' quanto scrive la procura di Roma che, nelle deduzioni fatte pervenire al gip Carlo Figliolia in vista della camera di consiglio del 2 febbraio, conclude ribadendo la richiesta di archiviazione, dal reato di truffa aggravata, nei riguardi dello stesso Fini e del senatore Francesco Pontone, ex tesoriere di An. LA RELAZIONE DI FRATTINI - Si tratta quindi di una risposta relativa all'interrogazione di ieri al Senato del ministro degli Esteri Franco Frattini: "Il documento inviato da Santa Lucia è autentico". Così il ministro aveva riferito ieri a Palazzo Madama riguardo al caso Montecarlo, che aveva coinvoltoil presidente della Camera Gianfranco Fini e l'abitazione del Principato che sarebbe intestata, secondo le carte dell'isola caraibica, a suo cognato Giancarlo Tulliani. "Sul suo contenuto deciderà la procura", spiega Frattini. Ma la conclusione è chiara: Fini, come promesso a settembre (vedi il video-messaggio qui sotto), deve dimettersi. LA DIFESA DI BOCCHINO - C'è però qualche irriducibile che non esita a difendere il presidente della Camera e scaricare la colpa delle sue 'leggerezze': "Tutto questo è frutto del dossieraggio del presidente del Consiglio, è un'operazione ad orologeria." SEMPRE PIU' INCOMPATIBILE - La richiesta di un passo indietro del leader della pattuglia futurista è stata confermata con fermezza dal Pdl. Al termine dell'incontro tra il premier Silvio Berlusconi e i vertici del partito, una fonte ha riferito che "la linea è quella di continuare a chiedere le dimissioni di Fini", poiché esiste un "problema politico al di là dell'aspetto giuridico". Il punto è che il Pdl ritiene sempre più stringente il nodo dell'incompatibilità di Gianfranco Fini con il ruolo di presidente della Camera. Fini e Tulliani ai ferri corti: il litigio furioso. MISERIA UMANA - Durissimo il commento do Massimo Corsaro, vicecapogruppo Pdl a Montecitorio: "La vicenda della casa di Montecarlo attiene alla miseria dell'uomo, non al suo ruolo politico. Fini non deve dimettersi per quel motivo ma perché non è più in grado di garantire la terzietà che il ruolo di presidente della Camera impone". Sarcastico Maurizio Gasparri, ex compagno di partito di Fini in Alleanza nazionale: "E' stato il presidente che collegò le sue decisioni ad alcuni fatti...". Il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, invece, parla di un Fini "disperato" che "si aggrappa alla poltrona". "La sua credibilità politica  - conclude Capezzone - è ormai pari a zero". PONTONE ACCUSA - Ad attendere il 'fatale gesto' di Fini è anche un suo ex collaboratore, l'ex tesoriere di An Francesco Pontone: "Fu lui a fare questa promessa, no? Chiedete a lui se, nel caso, ha intenzione di mantenerla", risponde a chi gli chiede delle dimissioni del presidente della Camera. Al Corriere della Sera, poche ore prima della relazione di Frattini, Pontone ricostruisce gli avvenimenti legati alla casa di Montecarlo: "Io firmai la vendita dell'appartamento, avevo solo l'ordine di firmare. Andai lì, trovai il notaio e due emissari della Printemps. Feci il mio lavoro. Poi, chi ci fosse dietro quei due emissari, francamente, non lo sapevo e non lo so". Tulliani? "Non avevo la più pallida idea di chi fosse". Riguardo alla vendita, "non decisi mica io il prezzo dell'appartamento, non avevo alcun potere di fare simili valutazioni". "Noi di An  - spiega Pontone - non eravano un'agenzia immobiliare. Avevamo un patrimonio da gestire. E quello facevamo. Punto. Quella vendita, infatti, fu un caso eccezionale". EQUILIBRI NEL COPASIR - Il ruolo di Fini è messo in dubbio anche dai membri della maggioranza del Copasir. Con un "colpo di mano", il presidente della Camera avrebbe determinato una composizione squilibrata tra i membri dell'Consiglio di sicurezza con una prevalenza dei membri dell'opposizione (6) su quelli della maggioranza (4). Lo hanno denunciato i componenti di maggioranza Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello, Giuseppe Esposito e Marco Reguzzoni, che hanno deciso di non partecipare ai lavori dell'organismo finché l'equilibrio non sarà ristabilito. IL DIBATTITO IN AULA - Il dibattito al Senato è iniziato poco dopo le 10. La seduta è inizata con un momento di silenzio per celebrare la Giornata della memoria. Subito dopo però, il dibattito si è acceso con le parole di Francesco Rutelli (Api), che ha dichiarato di non voler ascoltare la relazione del ministro degli Esteri. Secondo l'ex esponente del Pd, quello di oggi sarebbe infatti un "dibattito inaccettabile". Le opposizioni hanno infatti sottolineato l'apparente illegittimità dell'interrogazione di oggi. Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd, ha infatti detto che bisognerebbe evitare di trasferire un dibattito politico in sedi istituzionali. Giampiero D'Alia dell'Udc ha rincarato la dose, dicendo che la questione di oggi è inammissibile da un punto di vista formale, visto che non coinvolge il Governo per competenza, nè tantomeno il ministro degli Esteri.  Di tutta risposta Luigi Campagna, il senatore del PdL che ha richiesto l'interrogazione di Frattini, ha ribadito che l'interrogazione a Frattini è legittima: "La magistratura non può essere l'unico canale istituzionale". Anche il presidente del Senato di turno, Rosy Mauro, ha confermato la legittimità della discussione in Aula.

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