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Federalismo 'di notte': il CdM approva decreto

Maggioranza accelera dopo la bocciatura della Bicamerale sul Ddl. Bossi esulta: "La Lega Nord mantiene le promesse"

Giulio Bucchi
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"Il decreto sul federalismo dei comuni è stato approvato definitivamente": con queste parole Umberto Bossi, Ministro per le Riforme per il federalismo, ha annunciato l'approvazione del decreto legge che scavalca la votazione - terminata in parità - nella Commissione Bicamerale creata per esaminare la riforma. Il leader della Lega Nord ha parlato al termine del Consiglio dei Ministri convocato in serata, subito dopo la votazione alla Camera sulla competenza del caso Ruby: "Finalmente i comuni avranno le risorse senza andarle a chiedere col cappello in mano - ha annunciato Bossi - I soldi resteranno sul territorio dove sono stati prodotti. La Lega mantiene le promesse e porta a casa un risultato concreto nell'interesse dei cittadini". IL VOTO IN BICAMERALE - Nella mattinata di giovedì la Bicamerale si è riunta per votare la riforma federalista. La consultazione si era conclusa con un pareggio: 15 voti favorevoli e 15 contrari, verdetto che aveva comportato la sostanziale bocciatura della proposta. Il Governo, per ribaltare la decisione della Commssione - che come ha sottolinato il presidente Enrico La Loggia "non rispetta gli equilibri parlamentari" -  ha deciso di intervenire con un decreto. La versione del testo approvata è quella che accoglie le modifiche apportate dal confronto nella stessa Bicamerale. Vengono introdotte le misure concordate con l'Anci: le addizionale, le tasse di scopo e di soggiorno. Il decreto dovrà ora essere emanato dal Quirinale e successivamente potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. IL RICATTO DI FINI - Subito dopo l'esito del voto in Bicamerale Gianfranco Fini si era buttato nella mischia con un messaggio rivolto a Umberto Bossi: "Con questo governo la riforma non passerà". Il futurista aveva aggiunto che "con Berlusconi non si va da nessuna parte", e che "finché Berlusconi non farà un passo indietro" - qui il ricatto di Gianfranco - "il federalismo non passa". Profezia prontamente sconfessata. Il senatore futurista Mario Baldassarri, infatti, non aveva dato il suo via libera al provvedimento: si sussurrava che avrebbe potuto schierarsi al fianco della Lega, ma già in mattinata aveva dichiarato che il "mio parere non può essere favorevole". Il pareggio in Commissione avrebbe comunque permesso di sottoporre il provvedimento sul federalismo municipale al voto dell'Aula. Ma nella prassi politica la "x" in Bicamerale viene interpretata come un'astensione dell'organo creato ad hoc per esprimersi sulla validità della proposta. In parole povere, Bossi non aveva raggiunto un pieno consenso e non poteva essere soddisfatto. "GOVERNO VA AVANTI" - L'esito del voto in Bicamerale aveva creato grattacapi nell'alleanza tra Lega e Pdl. Pochi minuti dopo il verdetto della Commissione, era stato convocato un vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli. Insieme al premier Silvio Berlusconi, era presente lo stato maggiore della Lega con Bossi e Roberto Calderoli, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il presidente Enrico La Loggia. Nella residenza romana del premier era già in corso un summit del Pdl: presenti Matteoli, Frattini e il Guardasigilli Alfano, nonché i coordinatori del partito e i capigruppo e i vicecapigruppo alla Camera e al Senato. "Il patto con la Lega e Bossi è saldo, il governo ha la maggioranza e va avanti". Secondo quanto si è appreso, così Berlusconi aveva commentato in precedenza l'esito del voto nella "bicameralina". Bossi, riferisce chi ha partecipato al summit, non aveva nascosto la sua preoccupazione per lo stop al federalismo (già ribadita mercoledì notte), e aveva sottolineato "la necessità di uscire dalla palude, perché la nostra gente non capisce questa situazione". E il Senatùr e la maggioranza, dalla palude ci sono usciti già in serata grazie all'approvazione del decreto.

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