Verdini: "I numeri ci sono. E adesso modifica art. 41"
Il coordinatore Pdl a Belpietro: "Federalismo e caso Ruby successo per il governo. Maggioranza oltre i 320 coi delusi Fli. Ora meno burocrazia"
"La maggioranza si amplierà ancora". Ne è convinto il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, ospite del direttore di Libero Maurizio Belpietro a 'La telefonata' su Canale 5. Verdini, per molti lei è il vero stratega del Pdl, l'uomo che cerca i numeri in parlamento. E' così? "E' il mio lavoro, c'è un grande senso di responsabilità in parlamento. Si dà poco valore a questo atteggiamento. Il paradosso è che chi non voleva le elezioni ora lo descrive in malo modo". Qualcuno dice che oltre ai 315 voti ottenuti ieri sul caso Ruby alla Camera, ne possano arrivare altri, fino a quota 320 o addirittura 323... "Sì. Intanto, se Berlusconi avesse votato saremmo arrivati a 316. In ogni caso il Fli doveva essere la terza gamba del governo e ora è ridotta ad opposizione. Ciò ha creato disagio al suo interno, ora ci saranno ripensamenti". La Bicameralina ha bocciato il Federalismo, passato poi per decreto ieri sera. C'è la possibilità che il Quirinale non lo firmi? "Non credo. Tutti sanno che le Commissioni bicamerali riflettono le maggioranze del parlamento, oggi però quella commissione non la rispecchia più a causa della spaccatura tra Pdl e Fli. Inoltre, la legge permette al governo di andare oltre il parere della commissione, quindi non vedo rischi od opposizioni da parte del presidente della Repubblica". Però c'è nervosismo da parte della Lega. Lei ha detto che in Commissione è stato un pareggio e non una bocciatura. Ma c'è il rischio di anticipare le elezioni? "La Lega si è battuta, mediando, per ottenere il federalismo. Tutto questo è stato poi buttato in politica, è diventata una battaglia per far innervosire la Lega, con il solo obiettivo di far cadere il governo". Sull'economia, Berlusconi vuole accelerare sulle liberalizzazioni. Ma ci sono i numeri? "Certo, l'articolo 41 ha degli aggrovigliamenti che portano a un eccesso di burocrazia. Tamponati i conti pubblici, nel momento peggiore di una crisi paragonabile solo a quella del 1929, ora dobbiamo impegnarci per lo sviluppo e la crescita".