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Soltanto per Silvio il processo dev'essere breve

La giustizia è lampo solo se c'è in ballo Berlusconi / FACCI

Andrea Tempestini
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Eccolo il processo breve, anzi immediato, anzi esclusivo: è quello organizzato da un'intera procura che per mandare alla sbarra Berlusconi si è fatta prestare gente anche da altri uffici, così da macinare tutte le fotocopie necessarie. Eccolo il processo brevissimo, quel giudizio immediato addirittura preannunciato all'Ansa e che dovrebbe presupporre «l'evidenza della prova» anche se la prova non è evidente manco per niente, perché abbiamo una concussione senza concussi (la questura di Milano non si ritiene vittima) e poi abbiamo dei fatti di prostituzione minorile (con Ruby, anche qui, presunta parte offesa) la cui effettività e consapevolezza del reo sarebbero tutte da ricostruire,  come tuttavia un'udienza preliminare non ricostruirà: il rito alternativo, infatti, la salterà di netto. Ha vinto la scuola di Ilda Boccassini, ha vinto la linea dura che mira alla guerra lampo e alla torsione della giurisprudenza ai diktat della Procura di Milano, come ai vecchi tempi: un rito immediato per prostituzione minorile è fuori dal Codice? Non sta in piedi neanche con lo sputo? Staremo a vedere. Già si sapeva che la priorità dell'azione penale, qui in Italia, era notoriamente rivolta a problemi fondamentali quali sono appunto la prostituzione minorile e la concussione telefonica: ora sappiamo che non è così, la priorità infatti è generica e ad personam (altri indagati come Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora saranno giudicati con rito ordinario, senza fretta) e riguarda specificamente, questa prorità, i presidenti del consiglio: una forma di ennesimo privilegio. Intanto, ieri, si apprendeva che il processo Mills a carico di Silvio Berlusconi riprenderà il prossimo 11 marzo: dopo la parentesi dello «scudo», parzialmente bocciato dalla Consulta, si torna finalmente a correre. Eccoli i processi brevi, che ci sono già e che funzionano benissimo: quelli a Berlusconi. Ben lo sanno quei giudici che a Milano hanno sbrigato l'Appello del caso Mills in un solo mese e mezzo, per fare un esempio a caso. Il processo lungo, invece, a Milano continua a impiegare almeno sette anni per mandare in primo grado un processo per usura. Lo stesso processo lungo, nel resto d'Italia, impiega un minimo di cinque anni per un penale in primo grado, da otto a trent'anni per un civile, sette anni e mezzo per un divorzio, quattro anni per un'esecuzione immobiliare. Il processo breve, invece, quello cioè ad personam, ha fatto filare il primo grado del processo Mills per la bellezza di 47 udienze in meno di due anni: hanno lavorato talvolta sino al tardo pomeriggio, talvolta anche nei weekend. È lo stesso processo breve che ha visto depositare le motivazioni della sentenza d'Appello in soli 15 giorni anziché in 90: così il ricorso in Cassazione è stato velocizzato. Ma non c'è soltanto il solito caso Berlusconi. Il processo breve, inteso come discrezionalità della magistratura nel dare impulso ai processi che preferisce, ha chiuso il caso Cogne in tre anni, e, in generale, corre come un treno ogni volta che i giornali ne scrivono. Mentre altri procedimenti dormono, e come mai? Forse è perché manca la carta per le fotocopie - l'hanno usata tutta a Milano - o perché qualche cancelliere era in malattia, la segretaria è in maternità, insomma le solite cose che secondo l'Associazione nazionale magistrati costituiscono i veri e soli problemi «strutturali» che ci vedono in coda a tutte le classifiche sulla giustizia.  Problemi nei quali la magistratura, resta inteso, non ha né arte né parte.

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