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Violante, abnorme la pubblicazione di intercettazioni

Caso Ruby, l'ex presidente della Camera a Belpietro: "Non c'è più confine della privacy, i giornalisti si autoregolamentino"

Giulio Bucchi
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La pubblicazione degli atti giudiziari è "un atto abnorme", una distorsione dei diritti. La condanna alla violazione della privacy arriva da Luciano Violante, ex magistrato ed ex presidente della Camera Luciano Violante, ospite del direttore di Libero Maurizio Belpietro a 'La telefonata' su Canale 5. "Credo che l'Italia sia un caso unico tra i Paesi avanzati in   cui i media dedicano tanto spazio trascrizioni più che ai commenti - ha detto l'ex deputato dei Ds sul caso Ruby - c'è un'informazione fatta per trascrizione di atti processuali piuttosto che per analisi dei fatti stessi. E' importante che i   cittadini sappiano quello che succede e che ci sia il controllo dell'opinione pubblica, che in democrazia è indispensabile, ma ci sono anche la tutela della riservatezza del processo e delle persone, valori che vanno   tenuti in equlibrio". AUTOREGOLAMENTAZIONE - Violante lancia poi una proposta ai direttori di quotidiani, radio e tv: "Deve esserci un'intesa per decidere cosa può o non può essere pubblicato. E chiaro che se poi tutti tengono fede all'impegno è un bene, altrimenti l'intervento di   una legge che disciplini l'informazione in questa materia, senza privare i cittadini del diritto di sapere, ritengo sia importante. Il codice di procedura penale è abbastanza equivoco su questa materia". Più che un intervento normativo, dunque, servirebbe una autoregolamentazione: "Anzichè andare a perdere mesi intorno a una legge, vediamo se per caso non possano essere gli stessi mezzi di informazione a darsi delle regole. Io non sto negando il diritto dei cittadini a sapere e il diritto dei giornalisti a informare - ha concluso Violante - sto   dicendo che ogni diritto a un suo confine e qui il confine non esiste   più".

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