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Bossi all'Onu: "I profughi? Vadano in Germania"

Il Senatùr ai cronisti sull'emergenza in Libia risponde all'appello dell'Onu, che chiede: "Non respingere le persone in fuga"

Andrea Tempestini
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Umberto Bossi risponde ai cronisti di Montecitorio che lo incalzano sull'emergenza in Libia, che potrebbe tradursi in un consistente aumento del flusso di immigrati verso le coste italiane. "Intanto", ha sottolineato il leader leghista, "non sono arrivati. Speriamo che non arrivino. Se arrivano li mandiamo in Germania o in Francia..." ha chiosato il Senatùr. I giornalisti hanno poi chiesto quale sarà la posizione dell'esecutivo italiano di fronte alla crisi di Tripoli: "Aspettiamo ordini dall'Europa", ha tagliato corto. SUL GOVERNO - Bossi ha poi dedicato qualche battuata sull'attività del governo. In cima ai suoi pensieri c'è ancora la festa del 17 marzo per l'Unità d'Italia: "Costa tantissimo", ha ribadito, "ma sulle divisioni nel governo ci penseremo dopo il federalismo". Per varare la riforma federale, alla maggioranza potrebbe servire un ulteriore allargamento in Parlamento. Sull'ipotesi che i numeri crescano, il Senatùr si è mostrato possibilista: "Pare di sì. Vedremo in Aula". L'APPELLO DELL'ONU - Il leader della Lega Nord ha anche indirettamente risposto all'appello lanciato dall'Onu affinché non vengano respinte le persone in fuga dagli scontri. Melissa Fleming, la portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati dell'Acnur, ha dichiarato che l'Italia è tra i Paesi che "più probabilmente riceveranno un afflusso di persone in fuga dalla Libia", tra le quali cittadini libici e profughi di altre nazioni. Il messaggio è semplice: "Per favore, non respingeteli. E' il momento di mostrare spirito umanitario e generosità verso gente che ha subito un forte trauma", ha concluso la Fleming. FRATTINI: "RISCHIO IMMIGRAZIONE EPOCALE" - Sul rischio immigrazione si è espresso anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che in una conferenza stampa al Cairo seguita all'incontro con il segretario generale della Lega Araba, ha dichiarato: "Siamo molto preoccupati per il rischio di una guerra civile e per i rischi di un'immigrazione verso l'Unione Europea di dimensioni epocali". Il ministro già lo scorso lunedì si era detto "molto preoccupato circa le ipotesi che stanno emergendo di un emirato islamico a Bengasi", la seconda città della Libia per dimensioni. Frattini ha dunque affermato che l'Unione Europea "non deve interferire nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di esportare il proprio modello di democrazia". NAPOLITANO: "ASCOLTARE IL POPOLO LIBICO" - Parole sull'emergenza in Libia le ha spese anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha dichiarato di seguire "con attenzione le drammatiche notizie provenienti" dal Paese, e attraverso un comunicato ha chiesto che si ascolti il popolo e si fermino le violenze. Il Capo dello Stato ha sottolineato "come alle legittime richieste di riforme e di maggiore democrazia che giungono dalla popolazione libica vada data una risposta nel quadro di un dialogo tra le differenti componenti della società civile libica e le autorità del Paese che miri a garantire il diritto di libera espressione della volontà popolare". Nel frattempo, l'esecutivo italiano sta predisponendo i mezzi per evacuare i connazionali presenti nel Paese del rais Muammar Gheddafi.

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