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Vendola chiude a Fini: "Non gioco con lui". Sugli immigrati: "Accoglierli"

Belpietro intervista il leader di SeL: "Per la sinistra non voglio un tecnocrate ma un politico"

Andrea Tempestini
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All'interno dell'opposizione uno dei temi caldi sono le elezioni e la discussione sul candidato premier. A La Telefonata di Canale 5, il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, ne parla con il governatore della Puglia e leader di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola. Ma allora molti la indicano come il futuro candidato premier del centrosinistra. Anche ieri il sindaco di Bari, Emiliano, dice che sarebbe lei la persona giusta. Che ne dice? Io ho posto un problema che riguarda una modalità di far vivere la politica oggi, quello delle primarie. Cioè di una contesa tra persone e idee e sensibilità che possa far vivere la costruzione della coalizione non come una cucina interna al palazzo, ma come un processo democratico. Come un fatto che entra nella carne del popolo italiano. Questo è il punto che io pongo e mi candido soprattutto per rendere credibile il processo delle primarie, e non una fiction. Penso che uno dei problemi che abbiamo in Italia è la politica ridotta a talk show o rissa, o dentro al centrosinistra a equilibrismo talvolta estenuante tra culture politiche. Lei però ha lanciato anche la candidatura di Rosy Bindi come leader. Cosa voleva dire? Io sono parte dirigente del centrosinistra. Nel momento in cui in questa parte della geopolitica emerge e diventa forte l'idea che occorra costruire una coalizione più larga, perché si denuncia una crisi democratica, o un rischio di crisi democratica, allora in questo quadro si immagina da parte di alcuni dirigenti del centrosinistra che una coalzione tanto larga debba essere diretta da personalità come Mario Monti o Montezemolo. Cioè esterne al centrosinistra? Non solo, ma personalità che non hanno l'identikit giusto per affrontare una transizione verso la normalità, ma hanno un profilo di economisti liberisti. Cioè la sinistra vince se si camuffa? Se mette qualcuno che non è di sinistra? Non è tanto essere di destra o di sinistra. O l'emergenza è democratica, e bisogna costruire un percorso democratico, ma un tecnocrate non è dal mio punto di vista la risposta adeguata, è inascoltabile per la crisi che noi abbiamo. L'Italia non ha bisogno di tornare alla magia dei teconcrati. Mentre parlavamo scorrevano le immagini di D'Alema, il suo acerrimo nemico, quello che non la vuole candidato premier. Giusto? Io penso che ognuno debba avere le proprie opinioni, D'Alema è un dirigente di lungo corso e di grande intelligenza politica. Penso che posso essere tranquillamente sconfitto dentro alle primarie, ma deve vincere il modello primarie. Guardi, Belpietro, oggi stiamo vivendo un passaggio d'epoca straordinario. C'è una voglia di partecipazioen, di rovesciamento della passività, come vediamo in queste immagini anche drammatiche che stanno incendiando il Mediterraneo. Noi dobbiamo stare lì, dove la politica torna ad essere democrazia, partecipazione, protagonismo. Ma lei pensa a una coalizione che tenga insieme Di Pietro, i grillini e anche Fini. Si può fare? O Fini serve solo per sconfiggere Berlusconi e poi tutti per la propria strada? Guardi, o il governo di scopo, o una coalizione larga, deve avere un recinto molto delimitato. Io con Fini, ecco, posso discutere e magari concordare sulla riforma del sistema elettorle, sul conflitto d'interessi. Posso intervenire sulle regole del gioco. Ma poi la partita la voglio giocare sul campo avverso a Fini. Lui ha come progetto politico la rifondazione del centrodestra. Io ho la rifondazione del centrosinistra come orizzonte. Quindi siete avversari? Penso sia giusto considerarci sul piano della discussione e della costruzione delle regole democratiche alleati, sul piano delle idee di politiche economiche e sociali credo siamo inevitabilmente e fatalmente avversari. Ma sulla questione degli immigrati, c'è il rischio che arrivino moltissime navi, è possibile un'alleanza col governo o è già stata scartata? Avversari anche su questa materia? Soprattutto su questa materia direttore, perché stiamo apparendo complici di un tiranno e nel momento in cui c'è chi denuncia addirittura un tentativo di genocidio di Gheddafi non è possibile essere esitanti. Ma nella gestione dei profughi non è possibile avere una linea comune? Questo lo trovo veramente insopportabile, che l'attenzione debba essere spostata sui profughi. Ne parla un pugliese, uno che ha contribuito ad accogliere decine di migliaia di albanesi quando si è squagliato il Paese e ha aiutato quel Paese a tornare a condizioni di normalità. In questo momento il tema è il vento di libertà e come contribuiamo a far cacciare i dittatori, i tiranni dal mediterraneo.

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