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Il governo parla, Di Pietro non ascolta e insulta

Libia, Tonino scatenato: "Berlusconi non vuole disturbare il dittatore. Ci va a nozze". Peccato che il Cav abbia condannato Gheddafi

Andrea Tempestini
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Era un po' di tempo che non si sentiva parlare Tonino Di Pietro. Puntuale, è tornato a seminare veleni e accuse infamanti. "Alla fine Silvio Berlusconi si è dovuto rassegnare a disturbare l'amico Gheddafi, ma di soppiatto, a bassa voce, e facendo in modo che tutto il mondo sapesse che il nostro governo aveva provato fino all'ultimo a puntare i piedi per non infastidire il dittatore". TONINO NON ASCOLTA - Queste le parole scritte dal leader dell'Idv in un articolo sul sito web del partito. "E' l'ennesima vergogna", prosegue l'ultrà della politica nel suo attacco frontale all'esecutivo, "quella di un governo che resta 'zitto zitto' mentre il dittatore di uno Stato confinante massacra centinaia di oppositori". Evidentemente Di Pietro ha preferito non ascoltare il discorso alla Camera del ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha condannato le barbare violenze del Colonnello, seguito dalla parole in tal senso pronunciate anche dal premier Silvio Berlusconi. "SILVIO DITTATORE" - Poi il delirio di Di Pietro prosegue: "Con Gheddafi, come con tutti i dittatori, Berlusconi ha sempre avuto ottimi rapporti. Ci è andato a nozze. Ci ha fatto affari, sia come presidente del Consiglio che come privato". Qui l'altro omissis di Tonino, che forse dimentica come Gheddafi sia stato "sdoganato" da Prodi (lo ha dichiarato proprio Romano in un'intervista al Corriere della Sera) e sia poi stato al centro degli interessi economici degli esecutivi di centrosinistra. "FINI? SI DOVEVA DIMETTERE" - Di Pietro, nella mattinata di mercoledì, ha parlato anche alla trasmissione Omnibus de La7. Nel mirino del pasdaran Idv ci è finito Gianfranco Fini: "Il presidente della Camera viene scelto da una sola parte ma deve fare il suo dovere. E nell'esercizio delle funzioni non c'è un caso in cui Fini abbia fatto qualcosa di parte che non doveva fare", ha spiegato Di Pietro. Che poi ha aggiunto: "Io credo anche che nel momento in cui si costruisce un partito è meglio fare il centravanti di sfondamento che il regista. Sono per la tutela delle funzioni del Presidente della Camera", ha concluso, "ma al posto suo io mi sarei dimesso".

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