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Palazzo Madama, Casini fa fuori Gianfranco dal Terzo Polo

L'analisi. Fughe dal Pd ed esodo dai futuristi. Pier si tiene stretto il gruppo al Senato per evitare 'fusioni'

Andrea Tempestini
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Il terzo polo diventa un fantasma. Per ora, infatti, non ci sarà il gruppo unico in Senato, come voleva Gianfranco Fini, ma solo un coordinamento dei gruppi parlamentari di Udc, Fli e Api a Montecitorio e a Palazzo Madama. La decisione è stata presa ieri mattina in un vertice alla Camera tra Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e lo stesso Fini. Futuro e Libertà spingeva per il gruppo unico, specialmente in Senato, dove, dopo l'addio di quattro senatori, la compagine autonoma finiana non esiste più. Ma Casini su questo punto ha preferito frenare. L'Udc, infatti, con il recupero di Helga Tahler e Oskar Peterlini, va avanti con il suo gruppo di tredici senatori, insieme agli autonomisti e al Svp, con l'unica uscita di Adriana Poli Bortone. Per il momento, dunque, non ha interesse a fondersi con i finiani. «Il problema non è dar vita ai gruppi unitari o no, perché il progetto del terzo polo va avanti. Ma non essendoci elezioni politiche in vista, non abbiamo fretta», ha spiegato Casini, annunciando che comunque ci sarà «un coordinatore unico per i gruppi di Camera e Senato». In realtà, a quanto si apprende, i coordinatori saranno due. E quello di Montecitorio potrebbe essere proprio Adolfo Urso, che ieri ha rinunciato alla carica di capogruppo futurista a Montecitorio, dopo la disponibilità a fare un passo indietro da parte di Benedetto Della Vedova (che così oggi sarà eletto presidente dei deputati finiani). La frenata di Casini sembra dettata anche dall'esigenza di non rompere completamente i rapporti con il PdL. A quanto si apprende, il leader centrista avrebbe gradito il rallentamento di Silvio Berlusconi sul rimpasto di governo. In questo modo, infatti, quei parlamentari centristi che ancora nutrivano velleità di governo saranno meno invogliati a cambiare casacca. «Berlusconi li ha presi tutti per i fondelli...», ha detto Casini riferendosi ai recenti transfughi centristi nel PdL.    E anche un paio di provvedimenti all'interno del decreto milleproroghe in favore delle banche sono stati letti come un favore al mondo imprenditoriale che ruota intorno al partito centrista. Insomma, sembra che l'ex presidente della Camera voglia continuare ad alimentare un'ambiguità che gli consente di tenere aperte tutte le porte: andare avanti col terzo polo, ma senza rompere i rapporti con Berlusconi né con il Pd di Pier Luigi Bersani. «La frenata sul gruppo unico in Senato è clamorosa, perché si trattava di una richiesta precisa di Fini a Casini. E ora il rapporto tra i due rischia di infreddolirsi», racconta un deputato pidiellino con buoni contatti tra i centristi. Ora ai senatori futuristi non resta che accomodarsi tra i banchi del gruppo misto, proprio quello che il presidente della Camera voleva evitare. Mentre ancora non si sa se Pasquale Viespoli e gli altri due ex finiani riusciranno a dar vita a un gruppo a sostegno della maggioranza a Palazzo Madama. Tornando a Montecitorio, sembra rientrato lo scontro per il capogruppo Fli. Adolfo Urso, dopo aver ringraziato Della Vedova, ha deciso di rinunciare. Secondo i maligni la scelta è dovuta al fatto che non avrebbe avuto l'unanimità, come invece lui aveva preteso in un primo momento. «Della Vedova è una persona perbene e sarà un ottimo capogruppo, sperando che riesca a liberarsi dai condizionamenti di chi pensa che Fli sia cosa loro. Io non ho bisogno di poltrone, ma solo di passione politica e di idee», ha detto l'ex vice ministro. «Le idee di Urso sono le nostre. Spero che da domani si possa iniziare a lavorare insieme», la risposta di Della Vedova. Ma sul ruolo di Urso all'interno di Fli è ancora nebbia fitta: una possibilità delle ultime ore è il ruolo di coordinatore del terzo polo a Montecitorio. E anche Andrea Ronchi smentisce le voci sul suo rientro nel PdL. «Rimango per costruire la casa dei moderati, progetto in cui il PdL ha fallito», ha detto ieri dopo un lungo incontro con Fini. E bolla come «menzogne e veleni ignobili» le voci che lo davano rientrante nel partito berlusconiano per riprendersi la poltrona da ministro.  di Gianluca Roselli

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