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Bahrain, 5 morti negli scontri: legge marziale

Il regime sunnita reprime la rivolta. Coprifuoco in tutto il Paese, l'Iran sta con i manifestanti

Federica Lazzarini
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Almeno cinque manifestanti sono rimasti uccisi e centinaia sono stati feriti nel corso di nuovi scontri avvenuti in Bahrain. A riferirlo è stato il principale partito dell'opposizione sciita, Wefaq, che ha denunciato una "guerra di annichilimento" contro i dimostranti. Stamane all'alba la polizia governativa ha sferrato un duro attacco nel centro di Manama, disperdendo la folla accampata da settimane in piazza delle Perle, epicentro della rivolta. GLI SCONTRI - Centinaia di poliziotti in assetto anti-sommossa, con al seguito carri armati ed elicotteri, hanno ripreso il controllo di piazza delle Perle a Manama, sparando gas lacrimogeni e lanciando granate. Le tende dove erano accampati i manifestanti hanno preso fuoco e spesse nubi di fumo si sono innalzate dalla piazza. In breve, la zona simbolo delle agitazioni in Bahrein era deserta: 5 morti e centinaia di feriti il risultato. Piccoli gruppi di oppositori hanno gridato più volte "Allah Akbar", 'Dio è grandè, e alcuni hanno dato fuoco a bidoni dell'immondizia, ma nel giro di poco tempo la zona era completamente sotto il controllo delle forze di sicurezza. IL COPRIFUOCO - Secondo l'esponente del partito sciita Wefaq, Abdel Jalil Khalil, le forze di sicurezza si sono dispiegate in tutto il regno-arcipelago, bloccando diverse strade, circondando gli ospedali. In questo modo, i civili feriti durante gli scontri hanno potuto essere identificati ed arrestati. Il regime di Manama ha poi stabilito l'imposizione del coprifuoco sull'intero territorio del Bahrein, dalle quattro del pomeriggio alle quattro del mattino. Vietata ogni manifestazione.   LA SITUAZIONE - La reazione dura del governo arriva dopo giorni tesissimi. In breve, a seguito delle proteste della maggiornaza sciita contro il regime sunnita, gli stati del Gcc, Consiglio di Cooperazione del Golfo, hanno deciso di manifestare il loro sostegno al monarca Hamad Ben Issa Khalifa con l'invio di truppe militari in sua difesa. Lo scorso 14 marzo oltre mille soldati sauditi sono sbarcati in Bahrein, fra le proteste dell'opposizione che ha gridato alla "cospirazione" contro il "popolo inerme". Gli Usa hanno esortato le truppe del Gcc a rispettare i diritti del popolo e a "sostenere il dialogo, non minarlo". Un analogo avvertimento è arrivato dall'Iran, che con il ministro degli Esteri, Ali Akbar Salehi, ha messo in guardia il regime dall'uso della violenza contro i manifestanti. L'ATTACCO DI TEHERAN - Lo stesso Ali Akbar Salehi, all'alba di mercoledì 16 marzo, ha chiamato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, per esprimere la "preoccupazione" di Teheran per la repressione in Bahrein e l'invio di truppe straniere da parte degli alleati del Golfo, in primis l'Arabia Saudita. Salehi ha chiesto al capo dell'Onu di sostenere le "legittime richieste del popolo del Bahrein", ha affermato l'emittente. Stamane il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, è tornato ad attaccare la decisione dell'Arabia Saudita di mandare soldati in aiuto del regime sunnita di Manama, scosso da violente proteste dell'opposizione sciita. L'invio di truppe, ha detto Ahmadinejad, "è criminale e destinato a fallire". LA REAZIONE DELL'EUROPA - E'di martedì 15 marzo, il monito del premier britannico, David Cameron, al re del Bahrein. In una telefonata avvenuta ieri sera il primo ministro inglese ha esortato il sovrano di Manama a rispondere alle proteste che scuotono il Paese "con le riforme e non la repressione". A riferirlo è stato un portavoce di Downing Street, secondo cui Cameron ha espresso a re Hamad Bin Isa al-Khalifa la sua preoccupazione sul deteriorarsi della situazione in Bahrein, invitando ad intraprendere la strada del dialogo. Anche il portavoce del Governo tedesco Andreas Peschke ha voluto dare voce alle preoccupazioni del suo Paese per l'aggravarsi della situazione in Bahrein: "la legge marziale non è la soluzione al conflitto".

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