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Libia: i rivoltosi combattono per Brega La Nato assume controllo operazioni

Tripoli, raid sui civili. L'Italia preme per Gheddafi in esilio. Cameron, Obama e Sarkozy vogliono armare i ribelli

Andrea Tempestini
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Mentre proseguono, frenetici, i tentativi di negoziato e le attività diplomatiche, in Libia si continua a combattere. I primi a farne le spese sono i civili. L'allarme è stato lanciato da monsignor Martinelli, arcivescovo di Tripoli: "Non mi si venga a dire che si bombarda per difendere la popolazione civile. Per quanto siano precisi i bombardamenti contro gli obiettivi militari, certamente coinvolgono anche gli edifici civili circostanti. So di almeno due ospedali - incalza il vicario - che hanno subito danni indiretti causati dai bombardamenti". I bombardamenti più intensi della giornata hanno colpito la città di Misurata: almeno 18 persone sono morte sotto i razzi e i colpi d'artiglieria dei carri armati delle forze fedeli al regime. Aerei della coalizione multinazionale, inoltre, hanno compiuto nuove incursioni contro le forze fedeli a Muammar Ghedafi a ovest di Agedabia, nell'intento di sbarrare loro il passo nell'avanzata verso il cuore dell'insurrezione, a Bengasi. Si combatte anche a Brega, dove i rivoltosi stanno ripiegano incalzati dalle forze lealiste. Si apprende che i caccia francesi hanno colpito martedì un "sito di missili antiaerei" del regime: lo ha annunciato lo Stato maggiore dell'esercito sul sito internet del ministero della Difesa francese. RAS LANUF - Altro epicentro dei conflitti di mercoledì è stata la strategica città di Ras Lanuf, uno dei più importanti poli petroliferi della Libia. La città, stando alle informazioni disponibili, sarebbe stata riconquistata dalle forze di Gheddafi.  I ribelli, che hanno però precisato di essere ancora in città, vorrebbero ripiegare verso est, dunque verso il centro del Paese. "Sono ancora in corso combattimenti tra Ras Lanuf e Bin Jawad", ha detto uno dei ribelli. Un portavoce dell'apparato militare insurrezionale, Ahmad Bani, ha inoltre aggiunto che a Brega i rivoltosi hanno dovuto ripiegare davanti all'avanzata degli avversari, assai meglio armati ed equipaggiati. Ha precisato che, contrariamente alle notizie diffusasi nel pomeriggio,  "i combattimenti sono in pieno corso" e che  "Agedabia sarà il nuovo fronte difensivo". Bani ha quindi rinnovato l'appello alle Potenze straniere affinchè forniscano all'opposizione "armi in grado di distruggere quelle pesanti che i governativi stanno utilizzando contro di noi, come carri armati e pezzi di artiglieria". "NON LO ESCLUDO" - Il Presidente degli Stati Uniti, come la Francia, si dice possibilista circa sull'ipotesi di armare i ribelli dell'opposizione libica. Obama precisa come le autorità stiano valutando il rapporto tra le forze degli insorti e quelle fedeli al regime per giungere poi a una decisione. Nel dettaglio, quando al presidente è stato chiesto se gli Usa possano offrire assistenza militare diretta ai rivoltoso, Obama ha risposto: "Non lo escludo, ma non dico nemmeno che lo faremo. Stiamo valutando cosa faranno le forze di Gheddafi. Una delle questioni a cui stiamo cercando di dare risposta - ha proseguito il Presidente - è se le forze di Gheddafi sono state sufficientemente indebolite, perché allora non sarebbe necessario armare i ribelli". LA NATO STA PER ASSUMERE IL CONTROLLO - La Nato assume di fatto il controllo dell'operazione in Libia. Mercoledì, infatti, il Patto Atlantico ha impartito i primi ordini per lo svolgimento delle attività, soprattutto per quanto concerne i raid aerei. Prevedono, inoltre, di assumere "entro le prossime ore" il comando totale delle iniziative alleate: lo ha reso noto la portavoce Oana Lungescu, secondo cui è tuttavia per il momento impossibile stabilire quando esattamente il controllo sull'intero dispositivo militare sarà stato completato. La portavoce ha annunciato che "la grande quantità di risorse" messe a disposizione dagli Stati membri e dagli altri Paesi partecipanti hanno causato un certo rallentamento. Lungescu ha assicurato che in ogni caso la procedura di passaggio delle consegne sta rispettando la tabella di marcia prefissata. "GIORNI CONTATI" - Obama, parlando di Libia nell'intervista a tre emittenti statunitensi, ha poi spaziato, sottolineando come non sia ancora arrivato il momento per avviare un "formale negoziato" con il Colonnello per gestire la fine del suo regime. "La cerchia attorno al Raìs ha capito di avere i giorni contati - ha indicato Obama -. Tuttavia non è detto che il Colonnello ne sia consapevole, per cui penso sia troppo presto per dare il via a un negoziato formale. Gheddafi sa esattamente cosa fare per porre fine ai bombardamenti costanti contro di lui. A un certo punto potrebbe cambiare posizione e cominciare a studiare come negoziare la sua uscita di scena". Un punto, questo, sul quale la diplomazia italiana sta cercando di spingere. "Gheddafi", ha concluso Obama, "ha i giorni contanti". ARMI AI RIBELLI - Al termine del summit di Londra di martedì si sono moltiplicate le voci che riguardano una possibile trattativa per aprire la strada all'esilio di Gheddafi. Il ministro degli Esteri libico, secondo alcune fonti stampa, si troverebbe in Tunisia, dove starebbe trattando con delegati italiani "una agevole via d'uscita per il raìs". La voce è stata poi confermata dall'emittente al Jazeera. Nel pomeriggio il portavoce del presidente dell'Uganda Yoweri Museveni ha espresso la propria disponibilità del suo Paese a ospitare Gheddafi in esilio (l'Uganda era uno dei Paesi già accreditati alla vigilia tra gli Stati "amici" del Raìs, insieme a Venezuela, Ciad e Zimbabwe). La Francia, ha dichiarato il capo della diplomazia dell'Elise, Alain Juppé, è invece pronta a discutere con gli alleati un aiuto militare per i ribelli libici. David Cameron si è detto d'accordo con questa possibilità, anche se nulla è stato deciso. Per il momento, dunque, Parigi non si vuole discostare da quanto previsto dalla risoluzione 1973 dell'Onu, e ha sottolineato come ogni iniziativa debba essere decisa di comune accordo con i partner che partecipano alla missione Odissey at Dawn in Libia.

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