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Manduria, tenta di darsi fuoco: bloccato

Dal Cie mancano in 700. Bagnasco: "Europa non lasci sola Italia". Premier francese Fillon: "Siamo con voi... sì ai respingimenti" (a Ventimiglia)

Giulio Bucchi
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A Manduria è tensione continua. Un immigrato della tendopoli ha tentato di darsi fuoco per protesta ma è stato presto bloccato dalle forze dell'ordine. Un funzionario della Polizia, Antonio Calcagni, è rimasto ferito al volto: gli sono stati praticati due punti di sutura. Nel centro pugliese è alto anche l'allarme-esodo. Il giorno dopo la fuga di massa dal centro di identificazione pugliese, i numeri diventano più precisi: i nordafricani ospitati nella tendopoli sono 1.602, dovevano essere 2.300: ne mancano dunque 700, solo sabato mattina sono scappati in 200, segno che le misure di sicurezza sono ancora inadeguate. La quasi totalità dei migranti ha l'obiettivo di lasciare l'Italia per raggiungere connazionali e famigliari all'estero, soprattutto in Francia. E mentre a Manduria aumenta la tensione (il ministro Maroni ha inviato 500 agenti della Polizia per placare gli animi, i migranti avrebbero rifiutato il cibo), proseguono le segnalazioni di immigrati scappati e rintracciati in varie parti d'Italia. I carabinieri hanno arrestato a Mazara del Vallo (Trapani) un tunisino di 56 anni, Khalifa Ben M'rad, con precedenti penali per reati in materia di stupefacenti commessi in Italia e già espulso dall'Italia nel 2005. La questione delle "fughe" non riguarda soltanto Manduria. Sono "oltre 500 i migranti" che hanno lasciato il Villaggio della solidarietà di Mineo, a Catania. Lo rende noto il segretario provinciale del Sindacato lavoratori di polizia di Catania, Maurizio Pizzimento: "Utilizzare il Residence degli aranci di Mineo come centro per i richiedenti asilo, dove sono stati collocati già oltre 1.800 extracomunitari non ha avuto come contraltare un'adeguata organizzazione della situazione di emergenza e disagio. Il Villaggio non è dotato delle idonee e necessarie strutture utili a garantire non solo i servizi minimi indispensabili, ma anche una corretta gestione della sicurezza interna ed esterna". "FATE COME LAMPEDUSA" - Tutto questo nel giorno in cui monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, invita l'Europa a "non lasciare l'Italia sola" nella gestione dell'emergenza. Bagnasco invita le autorità e l'opinione pubblica a "distinguere e individuare il vero bisogno, le vere situazioni, che richiedono, con giustizia e con amore, delle risposte adeguate". Tra le righe, significa non confondere i profughi con i 'semplici' migranti. Un invito anche alle città e alle regioni che dovranno ospitare i nordafricani: "Bisogna prendere esempio dalla umanità e dalla capacità di accoglienza dei cittadini di Lampedusa". Dalle pagine del Corriere della Sera, il premier francese Fraçois Fillon aveva furbescamente fatto il doppio gioco: "Siamo totalmente solidali con l'Italia sulle ondate migratorie. Dobbiamo ricondurre gli immigrati clandestini nel Paese d'origine attraverso il Paese di ingresso nell'Ue", vale a dire 'continueremo i respingimenti a Ventimiglia'. La risposta di Bagnasco è indiretta ma forte: "I vescovi europei, su nostra richiesta, stanno preparando una dichiarazione, un comunicato, per richiamare la responsabilità dell'Europa che deve essere presente, se vuole essere non un nome, ma una realtà che cresce, una realtà concreta".

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