Furbi e incoerenti: bombe umanitarie, ma niente clandestini
Francia e Germania. Sarkozy insiste per l'intervento "in difesa dei civili" e poi li respinge alla frontiera. Come l'amica Merkel / SCAGLIA
Allora, che l'Europa di fronte all'irrefrenabile migrazione di disperati dal nord Africa si stia girando dall'altra parte, soprattutto per via dell'atteggiamento di chiusura di Francia e Germania, ecco, non è che qualcuno lo possa negare. E poi certo, anche noi ci abbiam messo del nostro, ne parleremo. E però suona oltremodo insopportabile che adesso francesi e tedeschi - nel senso istituzionale del termine - si rivolgano a noi italiani come se, sulla questione, stessimo in fondo facendo i furbi come al solito. Nel senso: ci accusano di aggirare il trattato di Schengen - quello che stabilisce la libera circolazione delle persone nei Paesi membri, diritto però non valido per chi non vi risiede. E questo perché, rilasciando - come deciso da Maroni - un permesso di soggiorno a termine ai disperati sbarcati sulle coste italiane, di fatto gli permetteremmo di oltrepassare i confini e spingersi persino fino a Parigi e Berlino - peraltro obiettivo precipuo degli stessi nordafricani, e nient'affatto celato. In particolare, il ministro dell'Interno di sua maestà Sarkozy, Claude Gueant, nel motivare gli annunciati respingimenti alla frontiera fra Italia e Francia, fa riferimento proprio alla Convenzione di Schengen, sottolineando i requisiti che gli extraeuropei devono soddisfare per poter tranquillamente transitare attraverso i confini continentali. E dunque, le condizioni essenziali sono queste: possedere un documento valido, e poi «disporre dei mezzi di sussistenza sufficienti sia per la durata prevista del soggiorno, sia per il ritorno nel Paese di provenienza o per il transito verso un terzo Stato nel quale la sua ammissione è garantita», e anche naturalmente «non essere considerato pericoloso per l'ordine pubblico». Questo dice il trattato, all'articolo 5. E questa è la linea del tutto condivisa anche dalla Germania. In sostanza loro dicono: voi italiani questo trattato l'avete sottoscritto, questi migranti non soddisfano le condizioni necessarie e quindi non potete farli arrivare da noi (come essi stessi desiderano). Tutto vero? Tutto giusto? Mica tanto. Ora, a parte l'evidente e insopportabile irragionevolezza dell'atteggiamento, c'è da dire che il trattato di Schengen dice anche dell'altro. Sempre all'articolo 5, solo il comma successivo. Perché «l'ingresso nel territorio delle parti contraenti deve essere rifiutato allo straniero che non soddisfi queste condizioni, a meno che una parte contraente ritenga necessario derogare a detto principio per motivi umanitari o di interesse nazionale». Ora, lasciando da parte l'interesse nazionale, è difficile negare di trovarsi di fronte a un'emergenza umanitaria. Certificata mica solo dalle parole dei governanti italiani, ma anche e soprattutto dalle drammatiche immagini degli sbarchi e dalle tante vittime delle traversate. In questo senso, ecco, ci sarebbe da farne notare qualcuna a chi s'è reso protagonista di uscite fuori tempo - tipo il governatore veneto Zaia, che differenziava fra pochi profughi «veri» e tunisini «con le scarpe griffate» - e ad altri che magari credevano di risolvere velocemente il problema riportandoli in patria anche con le cattive. Senza contare che in effetti anche il presidente Napolitano, in visita proprio in Germania, era parso in qualche modo non dare alla questione il giusto peso, chiedendo agli italiani di «non cedere ad allarmismi e vittimismi». Tant'è, ma proprio a questo i diplomatici tedeschi s'attaccano, «l'Italia non ha risultati di cui vantarsi in fatto di accoglienza di chi chiede il diritto d'asilo» dichiarava una fonte del partito della Merkel ieri al Corriere. E però insomma, detto ciò, non ammettere l'emergenza umanitaria è ormai difficile. Tanto più che proprio l'Unione Europea, il 19 di marzo, teneva a precisare - in vista dell'ormai imminente intervento in Libia, che ha poi destabilizzato l'intera area di fatto provocando la migrazione - il carattere «umanitario» di tale intervento. E lo stesso Sarkozy aveva armato i bombardieri a tempo di record per «porre fine agli atti di violenza e consentire un pieno accesso umanitario». Strani ragionamenti che fanno i francesi: usano il termine umanitario per bombardare, ma quando si tratta di accogliere allora no, allora non vale. di Andrea Scaglia