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A Gaza rapito un italiano Ultimatum degli islamici

Catturato Vittorio Arrigoni, inviato del 'manifesto', nella striscia dal 2008. Video organizzazione salafita: "Governo di Hamas liberi i nostri detenuti entro 30 ore oppure morirà". L'accusa: "Diffonde vizi occidentali". Conto a rovescia partito giovedì alle 10 / VIDEO

Andrea Tempestini
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Vittorio Arrigoni, un cooperante italiano, è stato rapito oggi, giovedì 14 aprile, a Gaza City da un commando di un gruppo islamico salfaita composto da tre miliziani. L'organizzazione, in un filmato pubblicato su YouTube, minaccia di ucciderlo se entro 30 ore, a partite dalle ore 11 locali di di giovedì mattina (le 10 in Italia) il governo di Hamas non libererà detenuti salafiti. Fonti vicine alla Farnesina hanno riferito che l'unità di crisi è al lavoro per monitorare la situazione. Il cooperante è stato rapito mentre lasciava il campo di Jerbala insieme a un ufficiale delle brigate di al-Aqsa. Huwaida Arraf, n membro del Movimento di solidarietà internazionale, di cui Arrigoni fa parte, ha spiegato: "Ho riconosciuto l'uomo nel video, è un nostro attivista che è entrato e uscita da Gaza molte volte negli ultimi due anni". Guarda il video su LiberoTv L'ACCUSA: "DIFFONDE VIZI OCCIDENTALI" - Nel video, il cui sonoro è coperto da una musica, Arrigoni appare bendato, indossa una maglietta nera, ha il volto insanguinato e tumefatto e le mani probabilmente legate dietro la schiena. Una mano lo tiene per i capelli mentre scorre un messaggio in lingua araba in cui si afferma che il cittadino italiano è un'attivista arrivato a Gaza con dei barconi di solidarietà che trasporatvano aiuti umanitari. Al termine del filmato scorrono delle scritte in arabo che riportano la data di oggi e che accusano l'Italia ed Hamas. I terroristi accusano poi Arrigoni di diffondere "i vizi occidentali", il governo italiano di combattere contro i Paesi musulmani e il premier di Hamas, Ismail Haniyeh, di lottare contro la sharia, la legge religiosa musulmana. In sovraimpressione, nella versione della clip trasmessa da ThisisGazaVoice, appare una scritta in inglese che recita: "Il popolo di Gaza si dispiace per quello che questi bigotti hanno fatto a Vittorio. Siamo sicuri che presto sarà libero e salvo". LA FARNESINA - In una nota il ministero degli Esteri ha sottolineato che "al momento non risultano rivendicazioni nei confronti dell'Italia da parte dei supposti sequestratori". La Farnesina ha spiegato di aver "già effettuato gli opportuni passi per ogni intervento a tutela di Vittorio Arrigoni". Il ministro Davide Frattini ha riferito di essere "in contatto con i nostri rappresentanti diplomatici" e che sta "seguendo con la massima attenzione l'evolversi della situazione". L'unità di crisi, si è appreso, è già in contatto con la famiglia del rapito. In considerazione della particolare delicatezza della vicenda, conclude la nota, "il ministro degli Esteri manterrà il consueto e necessario riserbo". CHI E' - Vittorio Arrigoni era arrivato a Gaza nell'agosto del 2008 come inviato de il manifesto per narrare le condizioni di vita dei palestinesi che vivono nella striscia. Il suo lavoro giornalistico conobbe grande notorietà all'epoca dell'operazione 'Piombo Fuso' condotta dal governo israeliano contro Hamas, quando Arrigoni riuscì, nonostante le difficoltà del caso, a spedire i suoi articoli da una Gaza scovolta. "IL TELEFONO E' STACCATO" - "Abbiamo appreso poco fa da notizie di stampa del rapimento di Vittorio Arrigoni. Stiamo provando a contattarlo ma il suo telefono risulta staccato: non abbiamo ricevuto nessun messaggio di aiuto ma siamo preoccupati per lui". Così Angelo Mastandrea, vicedirettore del manifesto. "Stiamo cercando conferme dalla Farnesina - ha aggiunto - ma per il momento non siamo riusciti a sapere nulla di più di quanto appreso dalle notizie di stampa". Mastrandrea ha poi spiegato che Arrigoni "ha iniziato a collaborare con noi mandando pezzi di cronaca sul conflitto a Gaza, dove si trovava come volontario di una ong. Pur non essendo un giornalista erano testimonianze in presa diretta - prosegue il vicedirettore. Quando è esploso il conflitto gli abbiamo chiesto di fare un diario: erano cronache quotidiane molto vissute tanto che poi gli abbiamo proposto di metterle insieme per farci un libro, poi pubblicato, dal titolo Restiamo Umani". CHI SONO I SALAFITI - I salafiti si rifanno al movimento islamico della Salafiyya, che letteralmente significa 'Movimento degli antenati', fondato dal riformista egiziano Rashid Rida alla fine dell'Ottocento. Le organizzazioni salafite si caratterizzano per una rigorosa ideologia apocalittica che comprende un netto rifiuto di tutto quanto è relativo all'Occidente. Il loro obiettivo è quello di ristabilire il 'vero Islam' tramite il ritorno alle fonti, ovvero al Corano e alla Sunna del Profeta Maometto. Nella maggior parte dei casi sono riconducibili direttamente ad al Qaeda. In passato le autorità di Hamas hanno tentato di reprimere, senza successo, il complesso universo salafita presente nella Striscia di Gaza. Sempre più giovani appaiono attratti dall'estremismo religioso. I PRINCIPALI GRUPPI - Sono tre i principali gruppi salafiti oggi operativi nella Striscia di Gaza e che rappresentano una spina nel fianco per Hamas. Si tratta del Jund Ansar Allah (i Soldati di Dio), del Jaish al-Islam (l'Esercito dell'Islam) e del Jaish al Umma (l'Esercito della Nazione). Il più pericolo di questi gruppi, per Hamas e per gli equilibri dell'area, è quello dei Jund Ansar Allah, il cui leader, Abdul Latif Abu Moussa, è stato ucciso dai sicari di Hamas durante gli scontri dell'agosto 2009. Nonostante la perdita del suo leader, il movimento non solo è sopravvissuto, ma si è rafforzato soprattutto grazie al commercio attraverso i tunnel clandestini nel sud della Striscia di Gaza.

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