Lega, ultimatum a Lassini: "Se eletto, si dimetta subito"
Manifesti anti-pm a Milano, il candidato Pdl: "Non mi tiro indietro, decide l'urna". Moratti: "Ho la sua lettera di dimissioni, caso chiuso"
Roberto Lassini, il caso non è chiuso. A riaprilo ci pensa la Lega, che insiste: "Se eletto, deve rinunciare al seggio in Consiglio comunale". "A parte il fatto che è di Turbigo - ha attaccato Matteo Salvini, eurodeputato del Carroccio - e io che sono di Milano a Turbigo non mi candido, se Lassini è una persona seria, nel caso venisse eletto dovrebbe dimettersi un secondo dopo". Per il segretario provinciale milanese della Lega Igor Iezzi, "Lassini non deve entrare in consiglio comunale, perché ha fatto una stupidata e le stupidate in politica si pagano". A una settimana dall'apparizione dei manifesti "Via le Br dalle procure", insomma, e con in mezzo l'attacco di Napolitano e la conferenza stampa interlocutoria del candidato Pdl nella lista di Letizia Moratti a Milano, è ancora polemica. Mentre il Pdl è in agitazione, ne approfitta anche Italo Bocchino, vicepresidente Fli: "La Moratti mente sapendo di mentire. Il ritiro di Lassini è una bufala e la struttura del premier è già scesa in campo per eleggerlo con moltissime preferenze, come dimostrano la telefonata di solidarietà del premier e la sponsorizzazione del Giornale di proprietà di Berlusconi. Se la Moratti fa sul serio - conclude il braccio destro di Fini, sostenitore di Manfredi Palmeri nella corsa a Palazzo Marino - pretenda il ritiro ufficiale della candidatura". Per Bocchino, la Moratti non è che "la rappresentante della linea Berlusconi-Lassini". Daniela Santanchè e Tiziana Maiolo, nel frattempo, hanno mobilitato il Pdl lombardo con manifestazioni di solidarietà nei confronti di Lassini. E la stessa Santanchè ha replicato al sindaco uscente Moratti: "Saranno i cittadini milanesi a decidere. Siamo in democrazia, non possiamo censurare la libertà di voto. C'è il sistema delle preferenze e sarà il popolo sovrano a decidere su Lassini". BOTTA E RISPOSTA - Tutti contro Lassini? Più che altro contro la Moratti. Dopo che l'ex sindaco di Turbigo ha dichiarato giovedì sera a La7 che, qualora venisse eletto, non si dimetterebbe, la prima cittadina di Milano ha contrattaccato: "Ho una copia della lettera di dimissioni irrevocabili inviata da Lassini al coordinatore lombardo, di cui Mario Mantovani ha l'originale. Per me il caso è chiuso". Solo poche ore prima, nella serata di giovedì 21 aprile, però Lassini aveva dichiarato alla trasmissione televisiva Porta a Porta di aver ricevuto una telefonata di solidarietà da parte del premier, Silvio Berlusconi. Intervistato da Bruno Vespa, il candidato nell'occhio del ciclone ha detto: "Berlusconi mi ha espresso profonda solidarietà, mi ha commosso tantissimo la sua telefonata e mi ha convinto ancora di più a continuare nella battaglia a sostegno della riforma che solo il presidente Berlusconi potrà fare". "SE MI ELEGGONO NON LASCIO" - Intervistato in precedenza da La7, Lassini ha poi fatto intendere di poter ritrattare sulla sua decisione di "dimissioni irrevocabili" che aveva seguito il fiume di polemiche scatenato dalla sua ammissione di 'peternità' dei manifesti incriminati. Seguendo la linea già battuta dal governatore della regione Lombardia, Roberto Formigoni, il candidato consigliere ha detto che, qualora venisse eletto "rispettarà certamente la volontà dei milanesi", accettando quindi l'incarico in Consiglio. Lassini, che aveva precedentemente annunciato l'intenzione di non fare campagna elettorale, non ha comunque potuto ritirare la propria candiatura poiché le liste erano già state presentate, e non è previsto che un nome pssa essere 'depennato'.