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Lippi: "Ora punto a tornare in panchina. Mi piacerebbe emigrare...e una nazionale"

Intervista all'ex ct degli Azzurri: "Mi manca la Champions. Juve? Punti su Agnelli e Del Piero. Allegri? Come me"

Andrea Tempestini
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Marcello Lippi, l'Ucraina ha scelto Blockhin come ct per l'Europeo. «Avevo parlato con il presidente federale, poi ho lasciato perdere. I motivi non sono importanti». Pronto a tornare? «All'estero, preferibilmente in una nazionale. In inverno ho avuto diverse offerte, serve una situazione che mi piaccia, un bel programma. Serio». Stasera l'andata tra Real-Barcellona, la partita più affascinante d'Europa. «Determinante lo stato di forma generale. Forse sta meglio il Real, ma non significa che vincerà». Alcune sue conferenze stampa ricordavano gli show di Mourinho. «È una persona molto intelligente, una nuova figura di allenatore psicologo. Grande motivatore, anche dei collaboratori». Messi è il numero uno al mondo? «Sì. Però ammiro anche Cristiano Ronaldo, Rooney. E Raul, da 15 anni alla ribalta europea: era in discussione a Madrid, è passato allo Schalke ed è stato fondamentale per la semifinale». Le manca la Champions? «Dopo tanti anni, un po' sì. Quella musica, l'atmosfera. Ho disputato 4 finali, non so quanti allenatori ci siano riusciti». Solo Miguel Munoz al Real, con due successi. «Il rammarico grande è di averne vinta una sola». Ai rigori, con l'Ajax. Era disponibile a tornare alla Juve con altro ruolo? «Non vorrei ripetermi, le mie parole sembrerebbero un'autocandidatura». L'allenatore giusto per la Juve? «Sono questioni che riguardano la società. Andrea Agnelli è l'ultimo uomo che porta il cognome della dinastia. Nessuno migliore di lui per guidare la Juve del futuro». Del Piero ha 36 anni, sino a quando proseguirà? «Può farne ancora 4-5. Ragiona da calciatore, non pensa mai al dopo. Si prepara e migliora da professionista. Ha questa serietà unica». Storari non merita il posto di Buffon? «Per me Gigi è già tornato il miglior portiere al mondo, va considerata anche la personalità. Viene dal secondo infortunio importante della carriera, superato brillantemente. Il mio grande rammarico è averlo potuto utilizzare solo un tempo, al Mondiale». Tornasse indietro, porterebbe Cassano in Sudafrica? «Un allenatore fa valutazioni tecnico-tattiche, non per simpatia. Non le ho cambiate». Si sta perdendo Balotelli... «È auspicabile che accantoni gli altri motivi per cui si parla di lui. Spesso però si esagera, tante sue azioni sono strumentalizzate». Il Milan merita lo scudetto? «È vicino, indubbiamente. Mi rivedo in Allegri: a 46 anni andai alla Juve con entusiasmo e concretezza. Massimiliano le ha trasmesse ai rossoneri, tanti tecnici hanno queste doti ma non le traducono sul campo». Lei non ha mai allenato Ibra. «Solo in una partita benefica, a Manchester contro il Resto d'Europa. Sta arrivando all'ottavo scudetto di fila, con 5 squadre diverse». Ma quelle 5 giornate di squalifica? «Ho avuto tanti giocatori dal grande carattere. Montero come espulsioni poteva trattenersi, ma era fondamentale per la squadra: un trascinatore, come Ibra». Nedved è un buon dirigente? «Fa parte dei campioni che qualsiasi cosa facciano sarà sempre buona». Cosa farà Zidane? «Lo sento spesso, ogni tanto ci vediamo. Ancora non ha deciso, resta a Madrid, vicino alla società». Platini è un buon presidente Uefa? «Indiscutibilmente. Per i risultati avuti. La sua leadership è di intelligenza e saggezza, con le conoscenze di chi è stato calciatore a grandi livelli». Cavani ha raggiunto Di Natale a 26 reti, a chi va il suo Oscar del gol? «A un bomber che non gioca in Italia, Giuseppe Rossi». Anche da prima punta? «Non esiste più questa distinzione». Chi merita la panchina d'oro? «Leonardo nella sua metà stagione ha fatto bene. Benissimo Mazzarri e Allegri; superbene Guidolin. Anche Ballardini si è distinto, come Malesani». Con Prandelli in Nazionale, meno muscoli ma piedi migliori. «Dopo il Mondiale 2010, qualunque fosse stato il risultato, era necessario il rinnovamento. Incontra difficoltà che furono anche mie: in serie A non ci sono più tanti italiani, pesca tra le squadre di seconda fascia, senza esperienza internazionale. Ferrara nell'under 21 recluta persino in prima Divisione». E in azzurro arrivano gli oriundi: Thiago Motta, Ledesma... «Con me ci sarebbe stato Amauri, se non avesse vissuto un'annata problematica». Nel Parma 7 gol in 11 partite. «Gli avevo parlato: “Quando avrai il passaporto, ti chiamerò”. È tornato l'Amauri che conoscevo». intervista di Vanni Zagnoli

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