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E' 'operazione rimonta': Letizia toglie l'Ecopass

Dopo la botta, Moratti prepara il campo per il sorpasso. Il Sindaco contestato dai disabili annuncia: "Via balzello per le automobili"

Andrea Tempestini
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A nove giorni dal ballottaggio la “gabella” è saltata. Letizia Moratti è certa di aver trovato la mossa gusta per colmare il divario che la separa da Giuliano Pisapia, avanti di sei punti percentuali al primo turno delle comunali. Se al ballottaggio vincerà il centrodestra, Ecopass - ovvero il dazio per entrare nel centro di Milano da lei introdotto tre anni fa - verrà depotenziato. I residenti saranno del tutto esentati. Pagheranno solo i pendolari. E quanto raccolto servirà per creare un fondo per cambiare le caldaie della città. Si tratta di una sterzata improvvisa nella politica della Moratti, che fino a due giorni fa sosteneva più o meno l'opposto di quanto annunciato ieri. Voleva allargare l'area soggetta a pagamento. Ora invece accusa  Pisapia, che nel suo programma «propone una tassa indiscriminata per tutte le categorie di veicoli privati e commerciali fino a dieci euro. Una tassa che invece noi non vogliamo, soprattutto in questo momento di difficoltà economica». Il sindaco, insomma, ha  cambiato idea: «La fase di sperimentazione è terminata», ha dichiarato ieri, «i risultati sono stati raggiunti. L'inquinamento, il traffico e gli incidenti sono diminuiti. I milanesi hanno cambiato il loro parco auto con mezzi meno inquinanti». Ora si può cambiare. Cosa che «noi chiedevamo da tempo», ha spiegato ieri sera Ignazio La Russa.  Quasi superfluo dire che questa versione  non ha convinto la sinistra milanese, che  già  parla di una mossa disperata del primo cittadino («siamo alle comiche finali», ha commentato per la coalizione il consigliere dei Verdi Enzo Fedrighini. «Il sindaco sta comprando i suoi voti», ha ribadito poco dopo Pisapia). Dopo la batosta elettorale, infatti, il clima non sembra essere affatto migliorato per la Moratti in città. Ieri il sindaco è riuscito a prendere fischi perfino presentandosi a un presidio di disabili di fronte alla stazione Centrale. «Si trattava di gruppi organizzati», hanno dichiarato poco dopo i dirigenti Pdl, puntando il dito sulle tante bandiere Cgil che spuntavano tra la folla. Secondo Ignazio La Russa, si è trattato solo «della prova dell'aggressività della sinistra. Si tratta di contestazioni preordinate».  Mentre la Moratti prova a ribaltare il risultato delle amministrative,  anche Umberto Bossi sembra aver finalmente deciso di entrare in campagna elettorale. Ieri il leader leghista ha sparato a zero contro Pisapia, definito «un matto» e accusato di voler trasformare il capoluogo lombardo nel paradiso degli zingari. «I milanesi», ha detto, «non daranno la città in mano a un matto che vuole riempirla di clandestini, moschee e vuole trasformarla in una “zingaropoli”».  Un'uscita troppo forte anche per il segretario lumbard, che infatti poco dopo ha rettificato spiegando di non aver mai dato del pazzo all'avvocato vendoliano.  Il problema è solo che «il suo progetto non è compatibile con una Milano decente». Bossi, comunque,  potrebbe presto tornare a parlare a Milano. Ieri Silvio Berlusconi ha chiamato a raccolta i suoi fedelissimi per prepararsi al voto. Tra le idee anche quella di organizzare un comizio con il Senatur. Visti i tempi stretti, tuttavia, pare molto più probabile che ci si limiti a volantini e conferenze stampa.  La Moratti, d'altra parte, ha espressamente chiesto che i leader nazionali rimanessero fuori dagli ultimi giorni di campagna elettorale. di Lorenzo Mottola

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