Veltroni: io vi lascio
Ma è colpa di Berlusconi
Deputato semplice Veltroni a rapporto. E' in corso la conferenza stampa nella quale il segretario del Pd sta deponendo lo scettro. Berlusconi cattivo resta il chio do fisso: della serie, mi piego ma non mi spezzo. Il «semplice deputato» Veltroni ora non sa se questa sarà un addio alla politica o no. Quel che è certo , a sentire Enrico Letta, è che «ora dobbiamo voltare pagina» perché «questo centrosinistra è finito». Intanto, per sabato è stata convocata l'assemblea costituente del Pd. Troppo tardi. Veltroni, la prende larga e dice di avere un "rimpianto": non aver fatto nascere prima questo Pd. «il Pd doveva nascere già nel 1996», ha detto. «L'idea dell'Ulivo era la possibilità di cambiare il Paese, cosa che il governo Prodi, che al suo interno aveva due ministri che sarebbero poi diventati presidenti della Repubblica, aveva iniziato a fare. E se l'esperienza di quel governo fosse andato avanti tutto il corso della storia italiana sarebbe stato diverso». Il Pd oggi è la «realizzazione di un sogno» perché dal dopoguerra «non c'è mai stato un ciclo veramente riformista». Veltroni è ancora convinto che il Pd maggioritario, quello cosiddetto del Lingotto, abbia ancora un futuro: «E qui sta, secondo me, la sfida principale del Partito democratico, la sua vocazione maggioritaria: conquistare il consenso con una maggioranza, perché dal 1994 noi non abbiamo mai avuto la maggioranza degli italiani ma è a quella che dobbiamo puntare perché se non abbiamo una grande forza riformista, questo Paese non cambierà mai». Il mistero Berlusconi. «Non deve, il Pd, essere una sorta di Vinavil che tiene incollata qualunque cosa. E' nella società che deve essere chiara la nostra proposta - ha aggiunto Veltroni -. La destra ha vinto, il successo del Pdl per noi è difficile da capire. Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, perché ha avuto i mezzi e la possibilità anche di stravolgere i valori della società stessa, costruendo un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio, anche quando il vento è più basso ma sapendo che se la vela è posizionata nella giusta direzione, prima o poi arriverà il vento alle spalle che spingerà in avanti». Ma il vero problema, secondo Veltroni, non è la politica di Berlusconi, bensì il fatto che questa posizione riesca a conquistare consenso. Semplificare. Il segretario uscente ha poi spiegato i tre punti su cui il Pd ha cercato di impegnarsi in questi mesi. A partire dalla semplificazione della vita politica e sociale del Paese. Un concetto, questo, che «non è figlio della volontà di ridurre le differenze, ma è l'idea di una democrazia che decida». Poi c'è innovazione programmatica, per affrontare le nuove sfide della società. E terzo l'innovazione della forma partito: «Speravo se ne potesse realizzare uno nuovo, aperto» con una partecipazione forte dal basso, «non come nella destra dove c'è uno solo che decide». «Io a tratti il Partito democratico l'ho visto - ha poi aggiunto Veltroni ricordando tutti i principali momenti di coinvolgimento della base popolare del centrosinistra, dalle elezioni dello scorso anno alla manifestazione del Circo massimo, passando per le iniziative a difesa della Costituzione.