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Il Cav costretto a ritirarsi: stop a norma salva-Fininvest

Alta tensione: conferenza stampa annullata, silenzi di Napolitano, rabbia Lega. Poi arriva la clamorosa marcia indietro sul Lodo Mondadori. Premier: "Norma giusta, ma verrà ritirata". Ma al Capo dello Stato non basta: "Ci sono altri rilievi"

Andrea Tempestini
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Nel pomeriggio di una giornata scandita dai gialli (l'annullamento della conferenza stampa di Giulio Tremonti) e dai silenzi (quelli di Giorgio Napolitano prima e della Lega Nord poi), a rompere il ghiaccio ci ha pensato il premier, Silvio Berlusconi. "Ho dato disposizione che la norma sul Lodo Mondadori, giusta e doverosa, sia ritirata". In questo modo il presidente del Consiglio ha sgomberato il campo dalle polemiche e ha attenuato le posizioni della Lega Nord: il Carroccio, riunito in via Bellerio, avrebbe manifestato la sua netta contrarietà alla norma che l'opposizione aveva bollato come 'salva-Fininvest'. Berlusconi: "Condanna non è sicura " - "Nell'ambito della cosiddetta manovra è stata approvata una  norma per evitare attraverso il rilascio di una fideiussione bancaria il pagamento di enormi somme a seguito di sentenze non ancora definitive, senza alcuna garanzia sulla restituzione in caso di modifica della sentenza nel grado successivo - ha spiegato Berlusconi-.  Si tratta di una norma non solo giusta ma doverosa specie in un momento di crisi dove una sentenza sbagliata può creare gravissimi problemi alle imprese e ai cittadini. Le opposizioni - ha proseguito - hanno promosso una nuova crociata contro questa norma pensando che, tra migliaia di potenziali destinatari, si potrebbe applicare anche a una società del mio gruppo. Si è prospettato infatti che tale norma avrebbe trovato applicazione nella vertenza Cir-Fininvest dando così per scontato che la Corte di appello di Milano effettivamente condannerà la Fininvest al pagamento di una somma addirittura superiore al valore di borsa delle quote di Mondadori possedute dalla   Fininvest". Il premier ha voluto così replicare alla "crociata" imbastita dalle opposizioni, sottolineando come nel testo non ci sia nessuna legge ad personam, anche perché "la condanna della Fininvest non c'è ancora stata e non è scontata". Ma a Napolitano non basta - Il ritiro della norma, però, sembra non essere bastato al Quirinale. Secondo quanto si è appreso, la decisione del presidente del Consiglio di rinunciare alla norma sul Lodo Mondadori ha risposto solamente a una delle osservazioni prospettate dal Quirinale al governo per indicare criticità, problemi tecnici e giuridici, nonché di coerenza del decreto legge in cui è contenuta la manovra economica. Sulle altre questioni Giorgio Napolitano resta ancora in attesa di risposte dell'esecutivo. Ambienti parlamentari hanno sottolineato come le osservazioni non riguarderebbero il merito del provvedimento, che rimarrebbe di esclusiva competenza e responsabilità del governo. Ambienti della maggioranza hanno riferito che le altre questioni, ancora all'esame del Capo dello Stato, potrebbero riguardare, tra gli altri, l'Ice e le quote latte. Le reazioni dell'opposizione - Non si sono fatti attendere i commenti dell'opposizione, che hanno continuato nel tiro al piccione contro il Cavaliere. Lapidario il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: "Ci ha provato. Sappiamo con chi abbiamo a che fare", ha dichiarato. Quindi il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che ha parlato di "un balletto indecente". "E' una norma che non ha né padri né madri. Strano, perché su una norma così importante dovrebbe esserci chi si assume la responsabilità di dire l'ho messa io". Secondo Casini Berlusconi "non doveva andare avanti con la riforma. E' stato un balletto indecente". Successivamente ha rotto il silenzio anche Gianfranco Fini: "Da parte mia non posso che sottolineare la totale inopportunità di inserire nella manovra la norma che si dice sia stata ritirata", ha commentato il presidente della Camera. Durissima, infine, la reazione di Antonio Di Pietro: "Berlusconi colto con le mani nel sacco ha deciso di ritirare la norma salva Mondadori. Oggi - ha proseguito il leader dell'Idv - l'ha fatto perché domani vuole ripresentarne un'altra simile? C'è una responsabilità politica e istituzionale da parte del presidente del Consiglio e da parte di quei ministri che, presenti quel giorni, hanno approvato un documento totalmente diverso da quello trasmesso al Capo dello Stato".

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