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Tattiche del Cav accerchiato: deve flirtare con la sinistra

Speculazione, Berlusconi angosciato. Dopo aver parlato con la Merkel racconta la sua versione: "L'ho cercata io" / Dama

Andrea Tempestini
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«Sono pronto a vedere i leader dell'opposizione». Qualsiasi cosa «pur di fermare la speculazione e infondere certezze ai mercati»: Silvio Berlusconi è  disponibile anche a sedersi al tavolo con i protagonisti della sinistra e del terzo polo. E Dio solo sa quanto gli costi uno sforzo del genere. Succederà probabilmente  già oggi: a Roma è in programma un primo incontro bipartisan per valutare emendamenti condivisi alla manovra di rientro dal deficit. Potrebbe esserci anche il Cavaliere, che in mattinata è impegnato a Milanello per il raduno della squadra campione d'Italia. L'intenzione, comunque, è quella di accettare un numero limitato di proposte della minoranza («Ma devono essere costruttive») e di andare al voto in Parlamento con un'ampia maggioranza, tale da dare l'immagine di un Palazzo che, sotto attacco, «tiene duro e governa». L'intesa può avere due conseguenze. La prima è che l'esecutivo, in presenza di un testo concordato, non ha più necessità di porre la questione di fiducia per difendere il provvedimento dagli agguati parlamentari. E ciò garantisce anche tempi certi: il decreto sarà convertito in legge entro il 31 luglio e non slitterà a settembre. La seconda conseguenza? Che giocoforza va in fumo la possibilità di reinserire nell'articolato l'emendamento salva-Fininvest: impossibile fare una cosa del genere se si punta al consenso di tutti i partiti politici. E pazienza.    Su tema Lodo Mondadori continua la strategia del silenzio di Berlusconi. Ed è il terzo giorno di fila. Saltata la visita a Lampedusa, annullato il collegamento telefonico con la manifestazione Pdl a Mirabello, se Silvio riesce a controllare la lingua anche all'odierno raduno del Milan (classica occasione in cui il premier sproloquia sullo scibile umano), allora è fatta. Che poi lo si sa cosa pensa l'uomo di Arcore sui giudici che hanno deciso la maxi-multa: tutto il peggio possibile. Ieri, a Villa San Martino, il Cavaliere ha fatto il punto con familiari e avvocati. C'è da decidere se cedere qualche asset e uno dei più a rischio (anche se Silvio frena molto per ragioni di cuore) è il Milan. Intanto a Roma l'attacco speculativo ha l'effetto di cristallizzare la politica. Non è più tempo di litigi tra premier e Tremonti e tra il superministro e i colleghi. La manovra è un imbuto: passeranno pochissime modifiche (alcune delle quali ispirate dall'opposizione) e nessuno il giorno dopo potrà lamentarsi: c'è in ballo l'interesse nazionale. Agire con «responsabilità», infondere «sicurezza»: ecco le parole d'ordine di Palazzo Chigi. Con questo spirito Berlusconi domenica ha cercato Angela Merkel, il premier voleva tranquillizzare la collega sul fatto che il governo tiene saldamente in mano il volante. E l'ha fatto. Sicché Silvio è rimasto un po' stupefatto quando ieri ha letto le dichiarazioni della cancelliera tedesca. Dalle parole della Merkel traspare il contrario: cioè che abbia chiamato lei per sollecitare l'approvazione della manovra. Occhi al cielo: ci mancherebbe pure questo. Che, dopo Napolitano e Tremonti, adesso Berlusconi debba prendere ordini pure dal governo tedesco. «Sono pronto a vedere i leader dell'opposizione». Qualsiasi cosa «pur di fermare la speculazione e infondere certezze ai mercati»: Silvio Berlusconi è  disponibile anche a sedersi al tavolo con i protagonisti della sinistra e del terzo polo. E Dio solo sa quanto gli costi uno sforzo del genere. Succederà probabilmente  già oggi: a Roma è in programma un primo incontro bipartisan per valutare emendamenti condivisi alla manovra di rientro dal deficit. Potrebbe esserci anche il Cavaliere, che in mattinata è impegnato a Milanello per il raduno della squadra campione d'Italia. L'intenzione, comunque, è quella di accettare un numero limitato di proposte della minoranza («Ma devono essere costruttive») e di andare al voto in Parlamento con un'ampia maggioranza, tale da dare l'immagine di un Palazzo che, sotto attacco, «tiene duro e governa». L'intesa può avere due conseguenze. La prima è che l'esecutivo, in presenza di un testo concordato, non ha più necessità di porre la questione di fiducia per difendere il provvedimento dagli agguati parlamentari. E ciò garantisce anche tempi certi: il decreto sarà convertito in legge entro il 31 luglio e non slitterà a settembre. La seconda conseguenza? Che giocoforza va in fumo la possibilità di reinserire nell'articolato l'emendamento salva-Fininvest: impossibile fare una cosa del genere se si punta al consenso di tutti i partiti politici. E pazienza.    Su tema Lodo Mondadori continua la strategia del silenzio di Berlusconi. Ed è il terzo giorno di fila. Saltata la visita a Lampedusa, annullato il collegamento telefonico con la manifestazione Pdl a Mirabello, se Silvio riesce a controllare la lingua anche all'odierno raduno del Milan (classica occasione in cui il premier sproloquia sullo scibile umano), allora è fatta. Che poi lo si sa cosa pensa l'uomo di Arcore sui giudici che hanno deciso la maxi-multa: tutto il peggio possibile. Ieri, a Villa San Martino, il Cavaliere ha fatto il punto con familiari e avvocati. C'è da decidere se cedere qualche asset e uno dei più a rischio (anche se Silvio frena molto per ragioni di cuore) è il Milan. Intanto a Roma l'attacco speculativo ha l'effetto di cristallizzare la politica. Non è più tempo di litigi tra premier e Tremonti e tra il superministro e i colleghi. La manovra è un imbuto: passeranno pochissime modifiche (alcune delle quali ispirate dall'opposizione) e nessuno il giorno dopo potrà lamentarsi: c'è in ballo l'interesse nazionale. Agire con «responsabilità», infondere «sicurezza»: ecco le parole d'ordine di Palazzo Chigi. Con questo spirito Berlusconi domenica ha cercato Angela Merkel, il premier voleva tranquillizzare la collega sul fatto che il governo tiene saldamente in mano il volante. E l'ha fatto. Sicché Silvio è rimasto un po' stupefatto quando ieri ha letto le dichiarazioni della cancelliera tedesca. Dalle parole della Merkel traspare il contrario: cioè che abbia chiamato lei per sollecitare l'approvazione della manovra. Occhi al cielo: ci mancherebbe pure questo. Che, dopo Napolitano e Tremonti, adesso Berlusconi debba prendere ordini pure dal governo tedesco. di Salvatore Dama

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