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Libia-Eni, fine dei rapporti. Tripoli: "Apriamo alla Cina"

Il governo di Gheddafi annuncia: "Basta affari con voi, ci bombardate". Petrolio e gas a disposizione anche di Russia e Usa

Costanza Signorelli
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"La Libia ha interrotto ogni collaborazione con l'Eni". Lo annuncia il primo ministro di Tripoli Baghdadi Al Mahmoudi, durante la conferenza stampa di oggi, giovedì 14 luglio. Il governo libico che fa capo a Muammar Gheddafi ha poi spiegato che la porta rimarrà aperta per le compagnie petrolifere di altri Paesi, "purchè questi rivedano la loro partecipazione ai raid aerei" dell'Alleanza atlantica, che stanno prendendo di mira i sostenitori del dittatore. La notizia arriva in una giornata già infelice per la società: il titolo del colosso energetico italiano scende dello 0,89%, a 15,53 euro in linea con il ribasso del comparto oil&gas europeo (-0,8%).   Apertura all'america - Il premier ha aggiunto che il governo di Tripoli è in trattative con imprese russe e cinesi, ma anche con aziende statunitensi, per nuovi progetti in Libia. Il governo di Gheddafi sarebbe pronto ad aprire gli investimenti nel Paese anche alle imprese americane perché "Washington non si configura come protagonista diretto nel bombardamento Nato". "Solo una reazione temporanea" - In realtà l'annuncio del premier libico ha un impatto nullo sulla società Eni semplicemente perché tutte le importazioni di petrolio e gas sono bloccate già dallo scorso febbraio. "Eni al momento produce solo 50.000 barili di olio al giorno utilizzato per alimentare le centrali elettriche libiche - spiega un analista di una banca d'affari straniera - . Si tratta di una normale reazione contro un Paese che partecipe ai raid Nato. Diverso sarebbe il discorso se Gheddafi dovesse restare al potere in Libia ancora per molto tempo". L'Eni è il principale operatore straniero in Libia ed è presente nel Paese nordafricano dal 1950. Nel 2010 la Libia ha fornito all'Italia 9,4 miliardi di mc di gas, pari all'11% circa dei consumi nazionali attraverso il gasdotto Greenstream.

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