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Melania, omicidio da caserma Procura: 'Parolisi pericoloso'

Un tentativo di "scannamento" con tecniche militari. Il marito della Rea torna in caserma. Rischia l'arresto

Costanza Signorelli
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Sulla base dei risultati dell'autopsia, spuntano nuovi particolari sulla morte di Carmela Melania Rea. Secondo gli inquirenti, la donna si fidava della persona che poi l'avrebbe assassinata. Dalle ricostruzioni infatti risulta che non abbia tentato alcuna difesa. Il ritratto dei suoi ultimi istanti di vita mostra una persona che nel giro di pochi attimi si trova a passare da una situazione tranquilla e normale, alla violenza brutale. Da parte della vittima inoltre non c'è stato alcun tentativo di difesa e di lotta. Stando a quanto riferito dagli inquirenti Melania, presa alle spalle sarebbe stata aggredita con tecniche che ricordano molto quelle militari. Un tenetativo di "scannamento". "Omicidio da caserma" - "L'omicidio di Melania Rea contiene tutti gli elementi per essere considerato un'omicidio da caserma". E' il criminologo Carmelo Lavorino ad avanzare l'ipotesi che la donna sia stata uccisa perchè depositaria di un segreto, qualcosa di "legato al sesso o alla droga", qualcosa che coinvolgeva le soldatesse della caserma Clementi in cui lavorava il marito, Salvatore Parolisi, caporal maggiore dell'Esercito. "In questa storia ci sono depistaggi molto ampi - sottolinea il criminologo - anche la stessa siringa trovata nel braccio di Melania è stato un tentativo di depistaggio. La vittima potrebbe essere stata punita perché sapeva troppo". L'ipotesi è avvalorata, secondo Lavorino, proprio dal Dna femminile trovato sotto l'unghia dell'anulare sinistro di Melania. "E' una pista  alla quale lavorare attraverso riscontri con i tabulati telefonici e i  movimenti delle persone di sesso femminile che avevano contatti con Parolisi - spiega l'investigatre -. Già a suo tempo io ipotizzai che una o più donne l'avessero uccisa come messaggio punitivo dopo un litigio. Non escludo che potrebbe esserci il coinvolgimento di un gruppo di donne, una donna da sola o una donna assieme al marito".  Parolisi in caserma - Salvatore Parolisi, unico indagato per l'omicidio di Melania Rea, ha ritirato a Roma dai carabinieri del RIS, la sua Renault Scenic che gli era stata sequestrata nel corso dell'indagine. Accompagnato da un parente, il caporalmaggiore dell'esercito ha di nuovo preso in consegna la vettura, sulla quale sono state effettuati accurati rilievi scientifici, e poi è ripartito da solo alla volta di Ascoli. Qui nel primo pomeriggio di lunedì 18 luglio, dovrebbe riprendere servizio presso il 235/o Rav Piceno, Reggimento Piceno, alla Caserma Clementi, dove è tornato a lavorare da lunedì scorso. Al momento Parolisi però svolge un incarico amministrativo, e non più operativo, cioè quello di istruttore di reclute femminile. Intanto sul caso è attesa la decisione del Gip ascolano Carlo Calvaresi, che sta studiando la documentazione voluminosa dell'inchiesta, 88 pagine, per stabilire se dare attuazione alla richiesta di arresto del militare avanzata dal pool dei magistrati della Procura di Ascoli. La piccola Vittoria - Rocco Parolisi, ha accompagnato la nipotina Vittoria dai genitori di Melania. «La bambina è la fotocopia di mia cognata - racconta il fratello del caporalmaggiore - le assomiglia anche nel carattere, dolce e sorridente. Ogni volta che vede una donna estranea la chiama mamma. Sarà una cosa inconscia, ma per il resto è molto tranquilla. E pure Salvatore, nonostante queste accuse ingiuste, si sforza di essere sereno. Anzi, le dirò che è lui a consolare noi su un possibile arresto».

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