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Afghanistan, funerali di Tobini "Davide, vittima del terrore"

L'omelia: "Tobini caduto per la pace. Non possiamo isolarci nell'indifferenza". Missioni, dal Senato sì al rifinanziamento

Giulio Bucchi
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Un lungo applauso e la mano di una madre disperata che accarezza la bara: si sono così conclusi i funerali di David Tobini, il parà ucciso lunedì scorso in un agguato a Bala Murghab, in Afghanistan. Nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli c'era anche Francesco Arena, il caporale che lunedì scorso era con Davide: è stato lui stesso ad insistere per esserci, nonostante le ferite riportate in seguito allo scontro a fuoco. Non poteva esserci invece il secondo militare rimasto ferito nell'agguato, il caporalmaggiore scelto Simone D'Orazio, che si trova ricoverato in gravi condizioni nell'ospedale americano specializzato di Ramstein, in Germania, dopo che gli sono stati asportati la milza, un rene e la coda del pancreas. L'omelia - Davide, il 41esimo caduto tra le fila dei soldati italiani di stanza in Afghanistan è "vittime della violenza e del terrore caduta per portate la pace", ha detto l'ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi. Poi, un vero e proprio messaggio al mondo politico, lanciato proprio mentre Senato era stato votato il disco verde per il rifinanziamento delli missioni all'estero.  "I nostri soldati - ha detto Pelvi - non sono certo aiutati nè dalle nostre sensibilità altalenanti, nè da interessi di parte nè da comportamenti intenti solo a mercanteggiare".  Il rischio è "che ci si possa accontentare di ciò che abbiamo, considerandoci degli arrivati, chiudendoci in un isolamento egoistico di fronte alla storia che matura, cadendo nella superficialità, nell'abitudine, nell'indifferenza". Secondo Pelvi, dunque, "occorre proteggere l'orizzonte dell'umanità e mostrare come la fiducia nelle istituzioni internazionali sia l'unica possibilità per uscire dalla logica chiusa delle nazioni". Sì al rifinanziamento - Via libera dell'aula del Senato al Dl di rifinanziamento delle missioni all'estero: 269 sì, 12 no, un astenuto. Compatta la maggioranza, con la Lega che ha lasciato da parte i dubbi delle vigilia. Voto unico anche per il Partito democratico, sebbene il dissenso  interno non manchi: martedì il senatore Ignazio Marino aveva annunciato il proprio voto contrario. Con lui una decina di compagni di partito, ancora dissenzienti. Tanto che durante le dichiarazioni di voto i rappresenanti del Pd hanno chiesto una sospensione per schiarirsi le ide.  Secondo quanto riferisce il senator Vincenzo Vita, Marino e gli altri hanno assicurato la disciplina di gruppo. Le uniche voci fuori dal coro fanno male proprio al Pd: sono quelle dei senatori Idv, che come annunciato alla vigilia dal leader Antonio Di Pietro hanno votato no al rifinanziamento. Una posizione che rischia di creare non pochi problemi di alleanza ai democratici. Ora il testo del Dl passerà all'esame della Camera.

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