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Bacco Etichette del terrore sulle bottiglie Così ci mandano di traverso anche il vino

Un calice come un pacchetto di sigarette. Dopo l'Austria anche il Canada obbligherà alle etichette "Bere fa male alla slaute" / BARBIERI

Costanza Signorelli
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Le bottiglie di vino come i pacchetti di sigarette. Dopo l'Australia anche il Canada si prepara a introdurre l'obbligo di indicare in etichetta messaggi come: "Bere fa male alla salute". Rendendo un po' meno politically correct uno dei pilastri del buon vivere, il nettare di Bacco.  Di vino in Italia se ne beve sempre meno. Per fortuna nel resto del mondo avviene l'esatto contrario: negli Stati Uniti, ma soprattutto sui mercati dei Paesi emergenti, la domanda di bottiglie made in Italy è in forte crescita. Su tutti la Russia che ha fatto segnare un +90% nell'import di bollicine italiane, inducendo il governo locale a imporre un dazio pesantissimo, pari all'80%. Ma l'effetto-tappo delle tariffe doganali è nulla a confronto che quel che potrebbe accadere se dovesse diventare legge un provvedimento per ora soltanto allo studio: l'obbligo di inserire in etichetta avvertenze simili a quelle che già ci sono sui pacchetti di sigarette: "Bere fa male", oppure un più esplicito e preoccupante: "L'alcol può provocare il cancro". A darne notizia per primo è stato il portale internet Winenews: in Australia  una organizzazione non profit, DrinkWise,  ha lanciato una campagna per anticipare una legge approvata da Camberra e destinata a entrare in vigore solo il prossimo anno. L'obiettivo è ridurre lo "sballo" collettivo cui si abbandona un numero crescente di giovani bevitori, moltissimi addirittura under 16.  Le etichette con l'allarme per ora sono top secret, ma si sa che le "avvertenze" saranno ben visibili e graficamente evidenti. In effetti nel Paese-continente dell'emisfero australe, l'abuso di alcol è molto diffuso, tanto che alcuni ritengono di far risalire l'abitudine addirittura alla fine del Settecento quando i galeotti inglesi, esiliati in Australia a scontare la pena, festeggiavano la fine di una lunghissima e altrettanto scomoda traversata con una sonora sbronza. Ma non è solo Canberra a studiare le bottiglie di vino con l'allarme. Anche il Canada, che non scherza in fatto di "eccessi di prevenzione", ha in preparazione qualcosa di simile. Sono addirittura tre le Università del Paese nordamericano a studiare sugli effetti dell'alcool: a Ottawa, Toronto e Montreal è in corso uno studio epidemiologico per accertare le relazioni fra il consumo di alcool e il tumore al seno. Non ci avventuriamo nell'analisi dei fattori genetici su cui interverrebbero le bevande alcoliche, resta il fatto che i canadesi rischiano di essere gli apripista nell'emisfero Nord anche per le etichette di vino con l'avvertimento, dopo aver introdotto - seppure con risultati insoddisfacenti - i pacchetti di sigarette “bianchi”: nessun marchio, stesso carattere e stesso colore per tutti i brand. Ma sul nettare di Bacco pende ben altra minaccia. L'Organizzazione mondiale della sanità ha inserito l'alcool tra le sostanze cancerogene di gruppo 1, quelle più pericolose, assieme all'amianto, trovando una valida sponda addirittura nel nostro Istituto superiore di sanità che ha definito l'accoppiata "alcol-cancro sottovalutata con proporzioni allarmanti". A nulla vale far notare che il consumo di vino in quantità moderate viene consigliato addirittura da nutrizionisti e dietologi per le proprietà benefiche sulla digestione e sull'apparato cardiocircolatorio. Il prodotto della vite rischia di essere la prossima vittima della ventata salutista e antiedonistica che percorre l'intero pianeta, da Nord a Sud. Poco importa sapere che i fenomeni di alcolismo diffuso, comuni a molti Paesi come Russia e Australia, si possano far risalire a un consumo smodato non di vino ma di super alcolici. A Mosca e dintorni, per esempio, fino a pochi anni or sono Chianti, Prosecco e Moscato erano quasi del tutto sconosciuti. Eppure gli alcolisti non mancavano. A voler essere maligni ci sarebbe anche da dubitare che questa operazione di "dissuasione preventiva" non sia casuale. Il nettare di Bacco è uno dei simboli riconosciuti a livello mondiale del buon vivere ed è per definizione francese o italiano, anche se sui mercati italiani si stanno affermando da alcuni anni i nuovi produttori: Cile, Australia, Sudafrica, Stati Uniti (con la California). Se dovesse passare la nuova stretta a danno del vino non possiamo escludere che gli inventori del Chiantishire (così gli inglesi hanno ribattezzato gran parte della Toscana) siano costretti a trovare un nuovo nome per sostituire quello divenuto "politicamente scorretto". di Attilio Barbieri

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