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Infinita Idem. Come sempre: Josefa farà l'ottava Olimpiade

La canosita di 47 anni strappa il pass per Londra 2012: "Vado per l'oro". Mai nessuna donna era riuscita a fare altrettanto

Andrea Tempestini
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È insito nel dna dei campioni, quelli veri, anche sapere esattamente quando staccare per non sembrare le controfigure di se stessi, saper essere sempre seguiti per passione e non per pietà. Il “Big Ben” biologico di Sefi Idem le ha detto che quel momento non è ancora arrivato e lei ha fatto benissimo a dargli retta. Perché tra un anno sul bacino di Eton il fenomeno della canoa italiana si giocherà il posto in finale nella sua ottava Olimpiade anche se sin d'ora dice apertamente di «non andare a Londra per fare la semplice turista». Qui al mondiale in Ungheria nessuno s'illudeva potesse andare a medaglia, ché sin dalle batterie e ancora più in semifinale si era visto che altre si sarebbero giocate il podio, a cominciare da Nicole Reinhardt, puntualmente vestitasi d'oro. Bella biondina la tedesca, tanto carina da finire persino sulla copertina di Playboy. Bella, ma nulla a che vedere con Josefa per la quale l'effetto degli anni pesa francamente nulla. LA BEFFA CINESE opo Pechino e quell'argento beffa a soli quattro millesimi dall'ennesima impresa, in tanti pensavano fosse stato bellissimo così e che si poteva anche tirare giù la serranda sul box dei ricordi. Lei ci ha messo giusto il tempo per capire se il fisico era ancora in grado di rispondere (visto che il 23 settembre taglierà il traguardo delle 47 primavere),  vedere se la famiglia ancora una volta avrebbe accettato sacrifici e giornate scandite dal cronometro: poi, dire di “sì” le è venuto facile. In fondo l'ha ribadito anche dopo questo settimo posto mondiale che era il suo reale traguardo: «I miei anni? Io mi alleno sempre al 120 per cento, alla mia età il responso del cronometro non interessa. E a Londra vado per essere protagonista, ho l'oro stampato in mente». Eppure si è messa dietro tutte quelle che dietro le dovevano stare per staccare il biglietto in direzione Inghilterra, con la leggerezza di chi sa come fare, e lo sa da almeno una trentina d'anni. Lei che ha scoperto questo sport per caso, solo perché nella scuola frequentata dalla sorella avevano fatto delle dimostrazioni pratiche. Lei che, figlia della Germania Ovest in un periodo ancora profondamente diviso, ogni qual volta le capitava di incontrare a Mondiali e Olimpiadi atleti che per semplice caso vivevano dall'altra parte del muro sfidava i diktat, così come facevano i suoi colleghi. E negli alberghi scattavano gli incontri segreti, per scambiarsi esperienza di sport e di vita, metodi di allenamento che al di là dei discussi metodi dopanti dell'allora Ddr erano almeno tre spanne avanti a tutti gli altri. Lo faceva per curiosità, Sefi, perché curiosa lo è stata da sempre. CORAGGIOSA Soprattutto coraggiosa. Ventidue anni fa non ha avuto paura a lasciare il suo Paese per seguire quello che era un allenatore e poi sarebbe diventato suo compagno anche nella vita (Guglielmo Guerrini). Con lui si è costruita una splendida seconda carriera da singolista e soprattutto ha saputo reggere il peso del tempo. Come Alessandra Sensini o Valentina Vezzali, tutte donne italiane che di smettere non ne vogliono sentore parlare. A Londra faranno otto Olimpiadi consecutive, come i fratelli D'Inzeo, ad una sola dal record del canadese Millar e dell'austriaco Raudaschl, che pure hanno chiuso con molte meno medaglie della nostra. Pronta è arrivata l'ammirazione, certo sincera, di Raffaele Pagnozzi che l'ha definita «impresa straordinaria». Per renderla tale però basterebbe che tra meno di un anno in testa alla delegazione azzurra sfilante nella cerimonia d'apertura dei Giochi ci fosse lei, la giunonica tedesca di Ravenna. È un consiglio, per nulla difficile da seguire. di Federico Danesi

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