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L'idea del Cav: un congresso per blindare il delfino Alfano

Premier vuol zittire le tensioni interne e calmare il partito fino al 2013, quando l'ex Guardasigilli potrebbe mirare a P.Chigi

Andrea Tempestini
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Un congresso del Pdl per blindare la segreteria di Angelino Alfano. Così Silvio Berlusconi intende stoppare lo “sbattere d'ali” all'interno del suo partito. Perché, ha detto il Cavaliere ieri incontrando lo stesso Alfano insieme ai tre coordinatori e Maurizio Lupi, «l'unico modo per mettere fine alle lotte intestine è quello di impegnarci ad andare avanti con l'azione di governo fino al 2013, riprendendo in mano il timone delle riforme, a partire da fisco, giustizia e riforma istituzionale». Insomma, Berlusconi a fare un passo indietro non ci pensa proprio. E dice no al patto di fine legislatura offertogli da Casini. «Non lo so, io sono uno semplice e guardo al voto degli elettori. Che hanno scelto me e il mio governo», ha detto arrivando in serata alla festa romana per il matrimonio di Renato Brunetta. L'azione di governo, però, secondo il premier, deve essere accompagnata dalla crescita del partito. Per questo, come ha raccontato al termine dell'incontro Lupi, «tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre si svolgeranno i congressi locali, mentre la prossima settimana ci sarà un tavolo per stabilire le regole per l'elezione dei segretari provinciali e per la scelta dei candidati alle Amministrative». Il tutto per arrivare a un congresso nazionale a ridosso delle elezioni del 2013 che avrà il compito di incoronare di nuovo segretario l'ex ministro della Giustizia e lanciarlo definitivamente nella corsa per le Politiche. «A meno che il Cavaliere non decida di ricandidarsi, in quel caso comunque Alfano rimarrebbe alla guida del partito», spiegano dal Pdl. Ma allo stato attuale è più probabile che Berlusconi scelga di non ripresentarsi, lasciando campo libero al giovane delfino siciliano. E sancendo la vittoria della generazione dei quarantenni nei confronti dei vecchi leoni del partito. Anche se ieri Giorgia Meloni ha rilanciato la necessità di «primarie, anche per Berlusconi, per decidere il candidato premier». Chi ci ha parlato (oltre ai coordinatori, Alfano e Lupi il Cavaliere ieri ha visto anche Antonio Martino) ha trovato un Berlusconi tonico e di buon umore, deciso ad andare avanti con il suo governo fino alla scadenza naturale puntellando il suo cammino con alcune riforme importanti. «Siamo sicuri di restare fino al 2013», ha detto il premier in un'intervista a Bruno Vespa andata in onda ieri sera, «perché abbiamo una maggioranza tale che ci consente di andare avanti e utilizzare questi diciotto mesi per modernizzare il Paese». Ma forse il Cav era soddisfatto anche per aver evitato l'interrogatorio dei giudici napoletani, che martedì lo avrebbero ascoltato come parte lesa nell'inchiesta su Tarantini e Lavitola: quel giorno il capo del governo sarà a Strasburgo per incontrare il presidente della commissione europea Barroso e forse farà tappa anche a Bruxelles per un vertice con il presidente del consiglio dell'Ue Van Rompuy. Il Cavaliere, poi, ha parlato anche di manovra economica sostenendo che «non deve essere rafforzata perché è stata realizzata seguendo tutte le indicazioni della Banca centrale europea». «La Camera la approverà tra martedì e mercoledì prossimo, i mercati hanno avuto una risposta in tempi brevi, quindi speriamo che si possa superare questa difficile fase per i titoli del nostro debito pubblico», ha aggiunto il presidente del consiglio. Infine, sempre nell'intervista a Vespa sull'11 settembre, il Cavaliere dà una notizia: «Inizieremo a far rientrare i nostri soldati dall'Afghanistan questa primavera fino alla fine della nostra presenza nel 2014». di Gianluca Roselli

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