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Legge sulle intercettazioni:

via il carcere per i giornalisti

Dario Mazzocchi
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Un lungo vertice nel pomeriggio a Palazzo Grazioli, la residenza romana del presidente del Consiglio Berlusconi per raggiungere un accordo: gli atti delle indagini preliminari potranno essere pubblicati sui giornali, ma solo per sintesi e a condizione che siano stati messi a disposizioni delle parti. Un compromesso che è stato deciso per togliere il carcere ai giornalisti, punto molto discusso e criticato del disegno di legge sulle intercettazioni. Tra le altre cose è stato deciso che gli indizi di colpevolezza per poter procedere alle stesse intercettazioni dovranno essere evidenti e non più gravi. Al vertice di maggioranza hanno partecipato la presidente della commissione giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, i capigruppo in commissione della Lega, Matteo Brigandì e del Pdl, Enrico Costa, il consigliere giuridico del premier, Niccolò Ghedini e il capo del legislativo del ministero della Giustizia, Augusta Iannini. Diventa da sei mesi a tre anni, e dunque oblabile (è cioè sufficiente pagare una somma in sede di prima udienza di giudizio), la sanzione per chi pubblichi il contenuto di intercettazioni di cui sia stata ordinata la distruzione o l'espunzione. Via libera, dunque, alla pubblicazione del contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, perquisizioni, sequestri, interrogatori e memorie depositate dalle parti. Il tutto, però, per riassunto e dal momento in cui gli atti sono stati notificati alle parti. Si tratta “di semplici accorgimenti dell'accordo già raggiunto” ha sottolineato Costa lasciando via del Plebiscito. “Si tratta di un accordo solido della maggioranza, un accordo definitivo”, ha dichiarato invece l'esponente del Carroccio Brigandì.

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